mercoledì 22 dicembre 2010

MV Agusta F4, il trailer del nuovo film

In esclusiva per i fedelissimi di Scusamamma (e per tutti gli altri) pubblico il trailer dell'attesissimo nuovo capolavoro di Real-Bikes, un cortometraggio che vale un colossal, con protagonista la supersexy star MV Agusta F4 nel ruolo di se stessa in un'avventura esclusiva.
Perché, diciamolo, una F4 è un po' il sogno di tutti noi motociclisti italici, ma non è una moto per tutti e non mi riferisco a questioni economiche, quanto a questioni di rango sociale: una MV bisogna saperla portare. L'eleganza e lo charm raffinato di un prodotto così non possono confondersi con le imprecisioni e le goffaggini di una vita dozzinale.
Vi presento dunque il trailer di Corso di Esclusivismo, il capolavoro natalizio di Real-Bikes!

Marco Melandri e Real-Bikes: un amore difficile

Qui a Real-Bikes volevamo tanto fare un bel video natalizio, di quelli tutti fiocchi di neve, renne e paffuti Babbi Natale che si calano dal camino con sacchi e sacchi di pacchi. Per un attimo, io e Massi abbiamo anche pensato di poterci prestare al gioco e infilarci nei panni di Santa Claus, anche se non era ancora chiaro chi dei due aveva i migliori requisiti per fare la renna. Poi abbiamo incrociato Marco Melandri, avete presente quello che corre con le motorette? Sì, proprio lui, e abbiamo pensato che potevamo risparmiarci la figuraccia del travestimento e tutto il resto. Come al nostro solito, però, non riusciamo mai a fare le cose come si deve e abbiamo fatto l'errore di chiedere a Marco di essere sincero, per aderire alla nostra nuova campagna "il 10% di cose vere in più nel 2011". Purtroppo per noi, Marco ci ha dato retta. Eccolo:


p.s.: ci scusiamo per le riprese, ma il nostro tecnico luci si stava sbranando un panettone.

lunedì 20 dicembre 2010

Cape to Cape, presto il DVD!

Quello che vedete qui è il trailer che abbiamo confezionato per il lancio del nuovo DVD dedicato all'ultima entusiasmante avventura del Marco Polo Team, il Cape to Cape, in moto da Città del Capo a Capo Nord. Chi segue questo blog e soprattutto il nostro sito Real-Bikes.com, di certo conoscerà molto bene questo raid organizzato dal team veneto per raccogliere fondi in favore di CUAMM - Medici con l'Africa, organizzazione che da 60 anni si occupa dello sviluppo africano. Grazie al Cape to Cape, infatti, sono stati raccolti 9.000 euro che vengono offerti come borsa di studio per un giovane studente di medicina mozambicano presso l'Università di Beira, che è stata, ovviamente, una delle mete di questo incredibile viaggio.
Dopo aver raccontato giorno per giorno l'avventura durante il suo svolgimento, a Real-Bikes abbiamo deciso assieme ai quattro matti del Marco Polo Team, di produrre un bel DVD che celebrasse questo successo; si tratta di un vero e proprio film che abbiamo voluto definire "senza filtro" perché le immagini sono state riprese direttamente dai protagonisti e i posti raccontati mentre venivano scoperti. Novanta minuti di emozione, insomma, che potrete acquistare dalla fine di gennaio. Vi terremo informati su questa iniziativa, intanto gustatevi il trailer.

sabato 18 dicembre 2010

Real-Bikes viral commercial 2011

Cari amici sono lieto di presentarvi lo spot che abbiamo realizzato per la nuova campagna pubblicitaria di Real-Bikes. L'obiettivo, per quello che si annuncia come il nostro secondo anno di attività, è di sensibilizzare l'opinione su un tema in particolare: la verità. Da più parti, infatti, veniamo indicati come dei ciarlatani e il nostro parlare a vanvera ha già suscitato qualche comprensibile malumore. A quanto pare ci sono molte persone sensibili e non tutti apprezzano il nostro parlare schietto, la nostra spocchia e la superbia che ci permette di sentenziare sempre su tutto e su tutti. La verità è che la verità non si dice mai. Per questo abbiamo deciso, per il 2011, di lanciare la nuova campagna "il 10% di cose vere in più nel 2011". Ma bando alle ciance, ecco lo spot:


p.s.: ogni riferimento a spot o persone realmente esistenti è puramente casuale. Se vi ravvedete qualche somiglianza con altre campagne pubblicitarie è semplicemente perché abbiamo poca fantasia.

p.p.s.: cliccate, cliccate, cliccate, condividete e mandatelo in giro, spammate. Solo così potremo salvarci dal nulla che incombe su di noi.

venerdì 17 dicembre 2010

Intervista a Stefano Bonetti

Stefano è un ragazzo della bergamasca che si guadagna da vivere lavorando alla Jolly Moto, azienda specializzata nella realizzazione di terminali di scarico per moto. E proprio le moto, specie quelle che vanno forte, sono la fissa di Stefano, classe '76, 170 cm, fisico atletico e scattante e lo sguardo sveglio e buono; una malattia, quella per i semimanubri, che l'ha portato a correre nelle gare in salita e a piazzarsi davanti a tutti più volte. Poi anche quelle non gli bastano più, ma se vuoi correre in Italia, devi spendere capitali per chiuderti dentro a un circuito. A Stefano il piano non gusta e così, da sei anni, carica la moto sul furgone e ogni primavera punta Irlanda e Isola di Man.
Niente lussi, niente motorhome, soltanto un camper, un amico meccanico e un gazebo; da queste parti, però, Stefano non rappresenta un'eccezione, bensì la regola e la sua tenda è poco lontana da quelle ufficiali dei top riders come McGuinness, Easton, Seeley, Amor e compagnia bella, soltanto un poco defilata. Una vitaccia quella del road rider, fatta di sacrifici e rischi, ma anche emozioni che non si possono provare in altri modi. Stefano non partecipa per vincere, perché gli sarebbe impossibile contro i team ufficiali, ma per essere il migliore tra i privati e la magia spesso gli riesce, perché di polsi destri così in giro non ce ne sono mica poi tanti.
Qui sotto potete vedere l'intervista integrale che ho realizzato il 14 maggio 2010, il giorno prima che Stefano partecipasse alla North West e si piazzasse 13° nella categoria Superstock con una CBR 1000 Fireblade di serie...


martedì 14 dicembre 2010

North West 200: on-line la 4° puntata


Il nostro documentario sul viaggio verso la North West 200 è arrivato alla quarta puntata. Quello che ho pubblicato qui sopra, come di consueto, è il trailer che vi invita a scoprire questa mini-serie che, ricordo, è pubblicata sul canale Real-BikesTV di YouTube, sul sito Real-Bikes.com e, ovviamente, su questo blog nella pagina North West 200.

In questa puntata vi racconto la giornata più toccante dell'intero viaggio, che ci ha portato a scoprire alcuni luoghi magici e a onorare la memoria dei grandi fratelli Joey e Robert Dunlop. Siamo infatti stati a Ballymoney, città natale dei due campioni, e abbiamo visitato i monumenti a loro dedicati e il piccolo museo che raccoglie cimeli e storia dei protagonisti delle corse su strada. Prima di fermarci a Ballymoney, però, abbiamo avuto modo di scoprire uno tra i luoghi più magici al mondo, la strada costiera che porta alle Giant's Causeway, incredibile costruzione naturale di pietre di basalto di forma perfettamente esagonale. Dopo la doverosa sosta al Joey Dunlop Leisure Center e al Joey e Robert Dunlop Memorial Garden abbiamo potuto scoprire anche il terzo pellegrinaggio motociclistico, quello al bar del mitico Joey. Insomma una puntata ricca di emozioni, la giusta vigilia alla giornata della gara, che sarà raccontata nella quinta e ultima puntata di questa serie. Buona visione.

(photo credit: Max Serra)

mercoledì 8 dicembre 2010

John Lennon anniversary

Trent'anni fa John Lennon veniva assassinato da Mark Chapman a pochi passi dalla sua residenza di New York, quel sinistro Dakota Building in cui Polanski girò il suo Rosemary's Baby. Ogni parola sul genio che fu John Lennon e sull'inaudita perdita causata dalla sua morte suona superflua. Questa sera su Rai4 andrà in onda uno speciale dedicato al suo omicidio, di certo uno dei più influenti della storia moderna. Lo voglio ricordare con la canzone che, forse, mi assomiglia di più, "Working class hero", pubblicata nel 1970 nell'album John Lennon/Plastic ono band.


Da Wikipedia:
"Nella canzone si sente solo la voce di Lennon che si accompagna con la chitarra acustica. Il brano apparentemente racconta la storia di qualcuno (probabilmente lo stesso Lennon) cresciuto nella classe operaia ("Working class" in inglese significa letteralmente “classe operaia”, proletariato).La canzone parla dell’insensibilità provocata dai condizionamenti sociali, affermando che in questa società solo il “conformarsi” è remunerativo. La libertà e una società non più divisa in classi sono miti concepiti allo scopo di oscurare la nostra fondamentale mancanza di controllo sulle nostre vite, mentre i media, la religione, la sessualità commercializzata e le droghe, legali e non, cospirano tutte allo stesso modo per smorzare il nostro desiderio di cambiamenti sociali.
La tesi di Lennon è che possiamo venire controllati con facilità perché permettiamo che alla nostra immaginazione vengano tarpate le ali.
Il titolo
di “eroe della classe operaia” sarebbe stato applicato a John nel corso degli anni da parte dei fan, ma la sua intenzione originaria non era questa; dichiarò infatti di aver solo sperato che la canzone diventasse un “inno dei lavoratori”, e che piacesse quanto era piaciuta Give Peace a Chance"

Censura (sempre da wikipedia):
Nel 1973, il parlamentare statunitense Harley Orrin Staggers ascoltò la canzone, che contiene la strofa «But you're still fucking peasants as far as I can see» (Ma siete ancora dei fottuti zoticoni per come la vedo io), sulla stazione radio WGTB e fece causa all'emittente radiofonica. Il proprietario della radio fu condannato a un anno di prigione e a pagare una multa di $10,000, ma difese la decisione di aver trasmesso la canzone dicendo: «La gente di Washington [D.C.] è abbastanza matura da accettare l’incriminata parola di “quattro lettere” (fuck) se inserita in un contesto serio, senza indignarsi, offendersi o sentirsi stimolata sessualmente». Altre stazioni radio americane, come la WBCN di Boston, bandirono la canzone per l’utilizzo della parola "fucking". In Australia, l’album fu pubblicato con la canzone censurata nel verso in questione, e la parola fu anche cancellata dai testi contenuti all’interno del disco.

Questo il testo della canzone:
As soon as your born they make you feel small
by giving you no time instead of it all
Till the pain is so big you feel nothing at all
Working Class Hero is something to be
Working Class Hero is something to be

They hurt you at home and they hit you at school
They hate you if you're clever and despise a fool
Till you're so fucking crazy you can't follow their rules
Working Class Hero is something to be
Working Class Hero is something to be

When they've tortured and scared you for 20 odd years
then they expect you to pick a career
When you can't really function you're so full of fear
Working Class Hero is something to be
Working Class Hero is something to be

Keep you doped with religon, sex and T.V.
and you think you're so clever and classless and free
but you're still fucking peasents as far as I can see
Working Class Hero is something to be
Working Class Hero is something to be

There's room at the top I'm telling you still
but first you must learn how to smile as you kill
if you want to be like the folks on the hill
Working Class Hero is something to be

Yes , A Working Class Hero is something to be
If you want to be a hero well just follow me
If you want to be a hero well just follow me

The music video of the day is...


John Mellencamp è diventato famoso con il nome di John Couguar, anche se non gli è mai andato a genio. E infatti dagli anni Novanta in poi, quando in molti si erano già dimenticati di lui e delle sue canzoni, abbandonò definitivamente il nomignolo per il suo nome vero. Perché vi parlo del signor Mellencamp? Così, senza motivo, se non per il fatto che ventotto anni fa fece il video che vedete qui sotto girato, se non erro, in quel di Sturgis. Nella foto, dunque, vedete John come è oggi, mentre nel video qui sotto è come ci apparve nel 1982 in uno dei suoi brani più celebri "Hurts so good".



Dato che molti di voi nel 1982 non erano ancora nati (mica è una colpa) e dato che assieme a molti altri non hanno mai sentito "Hurts so good", ho deciso di mettere un altro video, sempre del 1982 e sempre dall'album "American Fool", ma di un pezzo decisamente più noto; vediamo se lo avete già sentito oppure no. Ad ogni modo può davvero valere una visita il sito personale di Mellencamp, www.mellencamp.com

martedì 7 dicembre 2010

KTM 530 SMR by Roland Sands


In un colpo solo Roland Sands ci mostra come fare una café racer (o café custom come la chiama lui) figa partendo da una motard e come fare un video figo senza spostare la moto di un solo millimetro. Non ci resta che attendere che finisca di verniciarla, sempre che abbia intenzione di farlo.

Mick Doohan: no place to race

Geniale pubblicità progresso con protagonista Mick Doohan.

giovedì 2 dicembre 2010

North West 200: video della gara

Per tutti coloro che ancora non avessero visto lo spettacolo della North West 200 e per tutti quelli che, invece, vogliono rivedere l'ultima edizione, pubblico alcuni video pescati in rete che riprendono la diretta, trasmessa dalla BBC, delle due gare Superbike.
Il mio consiglio è di non perdersi, in ogni caso, l'ultimo giro di gara 2 con il duello tra Seeley ed Easton, anche se quello che più vi fa capire lo spirito della North West sono le interviste prima della partenze e, soprattutto, all'arrivo. Altro che divi del manubrio...







venerdì 26 novembre 2010

On line la terza puntata del viaggio in Irlanda!


Quello che vedete pubblicato qui sopra è il trailer che sta girando da questa sera sull'home page di Real-Bikes.com ed è relativo alla terza puntata di Straight to North West 200, il mini documentario che ho realizzato lo scorso mese di maggio in Irlanda del Nord. Come avrete dedotto dal titolo, visto che siete dei draghi perché visitate questo blog, racconta il viaggio fatto assieme all'amico Giovanni nella terra degli elfi, per assistere alla mitica gara su strada, o, meglio, alla corsa su strada più veloce del mondo. La North West 200 non è solo pazzia, è poesia, come poesia è tutto ciò che è attorno alla manifestazione, dalla gente ai luoghi.
Per questo ho deciso di creare, anche su questo blog, una pagina dedicata a questa piccola avventura e alla North West 200 (la potete vedere già sul menù in alto). Lì trovate tutte le puntate a mano a mano che verranno pubblicate; in totale ho montato 5 puntate... E a mano a mano cercherò di darvi alcune informazioni utili anche per assistere in prima persona alla gara.
Nel frattempo, buona visione.

martedì 23 novembre 2010

Icon Sheene, close up



La Icon Sheene è una moto che ti turba (e non solo perché c'ha il turbo): nera, artigianale, con il telaio che luccica e sperluccica, piena di regolazioni minimali, maledettamente costosa e inarrivabile. Ma anche un po' goffa, priva di precedenti e successori, in certi particolari un po' grezza e ridondante e con una linea un po' così, che sta a metà strada tra nostalgie anni Ottanta e uno strano futuro immaginato chissà quanto tempo fa.
E poi ha questo muso un po' da papero, la mascotte che il compianto Barry Sheene aveva portato più veloce di quanto non avrebbe mai potuto sperare nella sua vita da modesto piumato; e in effetti non è che il papero sia l'emblema dell'eleganza, così come questa Icon non è la moto più bella del pianeta; è sexy, sì, di questo dobbiamo darle atto, ma per motivi motoristici più che estetici.
Un fascino che è merito di un motore che di affascinante avrebbe poco da offrire: non si tratta del quattro cilindri della Suzuki Hayabusa, come si è portati a pensare, bensì del più duttile e insospettabile quattro cilindri della naked GSX1400, una delle migliori street-bike che possiate desiderare, ma anche una delle Suzuki meno seguite dal mercato italiano.

E poi c'è una strumentazione che potrebbe stare su un Kymco e due semimanubri "clubman" che paiono rubati, con rispetto parlando, a una Royal Enfield. Però sulla piastra ci sono le firme dei Sheene... compresa quella di Barry!
La Icon Sheene è una moto che vive nel presente: non ha passato e non avrà futuro e sembra proprio dirti cogli l'attimo amico. Sembrava dirlo anche Andrew Morris (nella foto in alto), mentre si trafelava a raccontarmi i particolari di questa moto.
www.iconsheene.com

lunedì 22 novembre 2010

The coolest video of the day is...



Ecco un'altra illustre dimostrazione di come le donne fossero terribilmente sexy e stronze già negli anni Sessanta.

domenica 21 novembre 2010

Il lusso è in ripresa

Ieri ho scoperto che il settore del lusso è in ripresa. O meglio, ieri ho scoperto che, prima di ieri, il settore del lusso era in crisi. A quanto pare il 2009 è stato anno orribilis proprio per tutti i comparti industriali e artigianali, anche quelli legati al mondo del lusso e dell'extra-lusso o del lusso al quadrato, quelli, cioè, che abitualmente vengono ammirati come paradisi che non conoscono difficoltà economiche. E invece non è così, se c'è crisi c'è crisi per tutti.
Per fortuna il peggio pare scongiurato e il tepore di questa nuova consapevolezza mi ha consentito di passeggiare serenamente tra gli stand di “Luxury Christmas Preview” e “Luxury Garage”, esposizione fieristica che si tiene questo week-end a Vicenza e “Autumn Edition” della più nota “Luxury and Yachts”, ovvero la “Spring Edition” del Salone Internazionale del Lusso che si tiene a Verona (www.luxuryyachts.it). Se non vi è chiaro è perché, forse, non masticate bene la lingua del lusso, quindi è un problema vostro.
Nella “Autumn Edition” vicentina, era esposta, in un allestimento esclusivo, una selezione di desideri esclusivi, così esclusivi che, anche chi non ha ancora sufficiente dimestichezza con la materia lusso, possa riconoscere trend e acquisire nuovi sogni materiali, nel mentre chi questa dimestichezza già la possiede per genetica, possa decidere cosa mettersi in soggiorno o in garage per superare la noia e l'imbarazzo delle conversazioni invernali. È ovvio che, data la mia scarsa predisposizione a quadri tessili sud coreani, porte indiane, biciclette in pelle trapuntata e hi-fi a forma di cane, il mio interesse fosse più che altro rivolto alla sezione “garage” dell'esposizione anche perché di yachts non c'era manco l'ombra (totale 3 motoscafi, belli, ma 3 motoscafi). È meno ovvio che nella suddetta sezione garage (e in tutta la fiera) si trovassero alcune vetture sportive (magari ci facciamo un post a parte) e la bellezza di 9 motociclette, nell'ordine: una replica della RSV di Max Biaggi, due Victory, uno Spyder Can-Am (che tecnicamente non è neppure una moto), quattro chopper esposti da un verniciatore, una MV Agusta F4 “un po' particolare” e la Icon Sheene, una special tributo al compianto Barry. Non mi soffermo sull'Aprilia Campione del mondo SBK, né sulle custom, quanto piuttosto sulle ultime due elencate.
La prima risponde al nome di Superlativa (foto a sinistra) e infatti, appena l'ho vista, ho pensato proprio che come cazzata fosse decisamente superlativa: è la peggiore MV Agusta mi sia mai stato dato occasione di vedere in vita mia. Perché? È integralmente rivestita di madreperla, servono altre spiegazioni? Posta sulla tomba di famiglia, però, vi farebbe fare un figurone, altro che angioletti o croci.

La Icon Sheene è invece, lo ammetto, il vero motivo che mi ha convinto ad andare fino a Vicenza.
Per chi non ne avesse ancora sentito parlare riassumo: hanno preso un motore Suzuki GSX 1400, ci hanno attaccato un turbo, tirando così fuori 250 CV e rendendola la moto immatricolabile più potente al mondo; poi hanno fatto fare un telaio all'ex telaista di Barry Sheene, lo hanno cromato (il telaio mica il telaista) e hanno costruito una carena in fibra di carbonio e alluminio (che ricorda vagamente una Katana 1100). Infine hanno decorato il tutto con cerchi in fibra di carbonio, verniciatura nera satinata e svariate placche che commemorano il celebre papero, portafortuna del pilota Suzuki. In altri termini una bella tamarrata da circa 120.000 euro.
Ho chiacchierato un po' con il padre della Icon Sheene, Andrew Morris, che mi illustrava come lo scopo fosse unicamente onorare la memoria del grande campione con una creazione incredibile e ultra potente. Ne verranno costruite 52, come gli anni vissuti da Sheene, finite le quali il signor Morris non ha ancora deciso cosa fare, ma probabilmente tornerà a più miti occupazioni. (www.inconsheen.com)
Peccato, magari la prossima gli veniva fuori un pochino meglio.

p.s.: l'immagine dello struzzo non è una provocazione dell'autore di questo blog, ma l'immagine scelta dall'organizzazione dell'esposizione Luxury and Yachts. Per cui se vi fa ridere, non è colpa mia.

Easton per la terza volta re di Macao

Non ho mai pensato di portar sfiga (oddio, lo confesso, ogni tanto penso più che altro di portare sfiga a me stesso), e quando, l'altro giorno, ho postato su questo blog il video on-board girato dall'esordiente Chris Peris (nella foto in basso), di certo non avrei previsto che proprio lui si rendesse protagonista dell'episodio sfigato del week-end di Macao. Chris è volato a terra e lì è rimasto dolorante; i commissari hanno interrotto la gara per mezz'ora per ripristinare la sicurezza per tutti i piloti, nel frattempo sono arrivate notizie incoraggianti sullo stato del pilota BMW, praticamente illeso nonostante il botto.

Alla ripresa delle ostilità si è confermato quanto i primi giri avevano lasciato supporre: ovvero che Easton (nella foto a sinistra), anche quest'anno, era il più in palla di tutti, soprattutto di Rutter che non riesce più a vincere a Macao, un tempo suo terreno di caccia preferito e luogo dove ha costruito la propria fama. Easton vince, dunque, e si conferma un talento da tenere d'occhio.
La spedizione non è stata delle più felici per altre celebrità come McGuinness (sesto), Donald (ottavo) e Amor (decimo), che per il 2011 avranno dunque ancor più il dente avvelenato.

Ad ogni modo, a scanso di eventuali equivoci, ci terrei a concludere con un "Sorry Chris".

venerdì 19 novembre 2010

Quanto è vicino il muretto di Macau?



Questo week-end si corre il Macau Motorcycle Grand Prix, uno degli appuntamenti più emozionanti per tutti coloro che sono appassionati di moto, ma soprattutto una delle gare più pericolose al mondo. Facciamo un giro di pista assieme a Chris Peris e alla sua BMW S1000RR del team Iron Horse.
Chris ha chiuso le qualifiche con il 12° tempo. In pole, con uno strepitoso record della pista, c'è la Ducati del veterano Micheal Rutter; dietro di lui Stuart Easton e John McGuinness, due calibri pesanti qui a Macau.
Se Rutter dovesse vincere, lo farebbe per la 7° volta e diventerebbe, dunque, il più vincente di sempre sul circuito della Guia. Negli ultimi due anni, però, a vincere è stato proprio Easton, che parte dietro di lui: si preannunciano fuoco e fiamme.

giovedì 18 novembre 2010

The music video of the day is...


Ancora loro? Sì, ancora loro.
Alzate il volume a palla e partecipate all'avventura, altro che Super Mario.

Siglata partnership tra Ducati e AMG. Cioè?




Durante la conferenza stampa al Los Angeles Auto Show, l'AD di Mercedes-AMG Ola Kallenius e il presidente di Ducati Motor Holding, Gabriele Del Torchio, hanno siglato un accordo di partnership per, si legge, “lo sviluppo congiunto di attività di marketing condivise”.
Come primo passo il marchio sportivo tedesco “sosterrà il team Ducati MotoGP in qualità di official car”, il che significa che Valentino Rossi non sarà più costretto a viaggiare con una Panda e finalmente potrà arrivare sui circuiti con una bella SL. Si preannuncia un incremento di vendite di supercar Mercedes nel prossimo anno.

mercoledì 17 novembre 2010

The music video of the day is...



I Sorry Ok Yes sono Davide Materazzi (vocals, guitar) e Simone Ferrari (drums).
E Il Mucchio li ha descritto così: "Rock'n'roll, una chitarra e una batteria: basta poco, in fondo. Sorry-Ok-Yes è un duo che da un paio d'anni, senza aver mai pubblicato un disco vero e proprio, gira il mondo e viene acclamato un po' dappertutto. L'album è una piccola bomba appassionata che vuole soltanto esplodervi in faccia dalle casse dello stereo."

Insomma un po' come i White Stripes, solo che qui sanno suonare tutti e due.

martedì 16 novembre 2010

Se il passato è passato: la Lambretta

La Lambretta, si sa, è uno di quei veicoli entrati nella mitologia delle due ruote e nel costume della nostra società. Personalmente, con la scusa che mio nonno era meccanico Piaggio, ho sempre nutrito una maggiore simpatia per la Vespa, ma le doti e il fascino della Lambretta non sono mai state messe in discussione neppure dai vespisti più accaniti e poi non si è mica obbligati sempre a fare questi confronti che, ormai, è un po' come chiedere se vuoi più bene a mamma o a papà. C'era da aspettarsi, dunque, che qualcuno cercasse di colmare il vuoto lasciato dall'interruzione della sua produzione e dalla chiusura degli stabilimenti Innocenti, i cui scheletri ancora oggi fanno parte del landscape meneghino in zona Rubattino. Il marchio Lambretta è, così, magicamente riapparso quattro anni fa, accarezzato da Valeria Marini quale testimonial e appiccicato sulle poco nobili plastiche di uno scooter cinese di dubbio gusto estetico e chiamato Pato. Si trattò della prima operazione da parte del Motom Electronics Group (che come avrete intuito non si preoccupa di recuperare solo la Lambretta) di riesumare lo storico brand milanese, ma, nonostante il prezzo d'attacco, l'accoglienza fu tiepida per due motivi:
1. era brutto
2. si vedeva che era cinese a 100 metri di distanza.
Non ne faccio una crociata contro i prodotti della Repubblica Popolare Cinese, si tratta più che altro di una constatazione di un livello di qualità percepita inferiore alle aspettative medie, si tratta anche e soprattutto di immagine, perché la qualità, quella più funz
ionale, ha bisogno di essere comunicata da una qualità, se vogliamo, dell'apparenza. Un oggetto che appare povero non stimola le fantasie di chi deve comprare, specie quando si pone come una riedizione di un mito del passato e che, quindi, deve vivere più che altro proprio di fantasie. Certo il discorso sarebbe troppo lungo e preferisco chiuderlo qui per non annoiare ulteriormente, anche perché il motivo di questo post è un altro, ovvero che la Lambretta è tornata. L'abbiamo vista lo scorso anno come prototipo accompagnata pure da Gigi D'Alessio, l'abbiamo re-incontrata quest'anno all'EICMA in versione definitiva e la state vedendo nelle foto allegate.
Il desiderio di ricollegarsi agli antichi fasti è ancor più evidente con una linea che emula, in particolare, quella dei modelli della seconda metà dei Sessanta, come LI, SX e J. A differenza della precedente Pato, dunque, la nuova LN 125 e 150 si lascia dunque guardare. Anzi si rimane proprio incuriositi, si vorrebbe capirne di più di questo scooter evocativo. Peccato che anche la presentazione, però, sia più che altro evocativa e dica poco o nulla sul prodotto. Il comunicato ritorna a raccontarci i successi storici della mitica Lambretta, ma della nuova ci dice solo che ha un motore monocilindrico 4 tempi, 2 valvole, ruote da 12”, freno a disco anteriore e a tamburo posteriore e che è garantita 2 anni. I veicoli vengono distribuiti da un concessionario di Napoli: www.area101srl.com; benché su questo sito non ne venga ancora fatta menzione. Rimaniamo turbati da frasi tipo “dettagli di stile, che hanno fatto tendenza nella storia dello scooter” in riferimento alle plastiche di un nuovo modello, e che ci fanno rimpiangere gli spot in cui il mitico Quartetto Cetra intonava il “Lambret-twist”! Quella sì che era comunicazione! E quella sì che era una Lambretta.



Certe volte, perciò, mi chiedo: se il passato è passato perché fare operazioni che speculano semplicemente sull'immaginario legato a un marchio anziché inventare qualcosa di nuovo? E, soprattutto, perché nessuno lo dice? E perché mai dovrei desiderare questa "finta" Lambretta? Lo so, mi faccio sempre troppe domande.




The worst stuntman of the year is...


Non è che oggi sono in vena di classifiche più del solito, ma casualmente mi sono imbattuto nel video di Masterbike2 (niente a che vedere con la nota testata italiana), e mi sono detto che un video così andava in qualche modo "premiato", per il coraggio (di pubblicarlo) ma anche perché penso possa essere didattico a tutti coloro che ambiscono a puntare la ruota anteriore al cielo. Perché alla fine lo sappiamo che c'è sempre una prima volta, no?
Quindi, bravo Masterbike2.

lunedì 15 novembre 2010

The music video of the day is...


Il bello di YouTube è che offre la possibilità di imbattersi in video che altrimenti non avremmo alcun modo di scoprire; è così che AguirreClips ci offre questo videoclip della band EUA, o almeno così immagino si chiamino. Non so chi siano e non so niente di loro, però video e canzone mi parevano creativi, per cui spazio a loro.
Se qualcuno fosse così gentile da spiegarci chi sono ne sarei molto grato.

martedì 9 novembre 2010

Una settimana fa

Su Scusamamma parlo di moto, divertimenti, passatempi. Condivido una passione per un hobby, ma vorrei che questa pagina non fosse solo questo, specie quando accadono cose ben più grandi di noi e specie quando queste cose toccano chi ci sta vicino, la nostra gente, i nostri amici, talvolta i nostri vicini di casa.
Il 1 novembre scorso, mentre andavo a Milano ad assistere alla presentazione della Ducati, mi è giunta la notizia che i fiumi Alpone e Tramigna, oltre a molti altri fossi delle mie zone, avevano esondato. Il paese dove vivo non era stato sfiorato (anche perché il fiume più vicino è l'Adige e sarebbero stati guai molto grossi...). Ho passato la settimana a inseguire le novità dell'EICMA, interessandomi soltanto marginalmente a cosa stesse succedendo tra Verona, Vicenza e Padova. Sui giornali quasi non trovavo notizia e i telegiornali ho smesso di guardarli da tempo: la maggior parte ha perso non solo ogni credibilità ma persino ogni decenza giornalistica. Così sono finito col pensare che in fondo non doveva essersi trattato di un disastro.

Quando sono tornato ho capito, invece, che in tutta la settimana mi era stata nascosta la verità, che io per primo l'avevo ignorata rendendomi in qualche modo complice del disastro.

Non ho voluto parlare dell'alluvione del 1 novembre fino a che non ci fosse stato un messaggio di speranza e il video di Renato Zanardo lo è. Non ci conosciamo, ma desidero comunque ringraziarlo per il suo racconto. Infine vorrei dare un grosso in bocca al lupo a tutti i miei vicini di casa che non sono stati fortunati come me.

Così Renato Zanardo descrive il suo video:

Il commento a questo video è stato scritto dall'autore, non è una posizione ufficiale, è soltanto un'opinione di un cittadino residente in Veneto. Se non si condivide questo commento, poco importa, il video descrive comunque una realtà oggettiva.

Se un popolo ha la capacità di riprendersi, dovrebbe essere portato come esempio. Non dovrebbe essere indispensabile lasciarsi morire perché gli altri si accorgano del dolore che provi, di cosa ti sia costato rialzarti e tornare a camminare. Nemmeno una persona, anche tra quelle più colpite, ha pensato di fermarsi ad attendere una anima pia che l'aiuti, perché l'attesa sarebbe stata molto più dolorosa che affrontare il fiume di petto. Tuttavia la solidarietà presente nel DNA del popolo Veneto è la prima a rivendicare il proprio diritto alla vita e non è raro che quando capita qualcosa nella nostra penisola, per quanto distante sia, un veneto si alzi lasciando la cena a metà, lasciando moglie e figli per andare a ricostruire una città. Tutto questo nella consapevolezza che pochi ricambierebbero. Se c'è un po' di equità, allora che ci arrivi un segnale. Altrimenti non moriremo, ci arrangeremo come sempre, ma non venitemi a parlare di unità d'Italia. Le Italie sono molte e che ognuno si tenga la sua.

martedì 19 ottobre 2010

E-book verso il monopolio Telecom-Mondadori

La scorsa settimana, alla Fiera del Libro di Francoforte, l'ad di Telecom Italia Bernabé ha annunciato l'accordo della sua azienda e la Mondadori per la distribuzione degli e-book della casa editrice di Segrate attraverso la piattaforma biblet.it sviluppata dalla compagnia telefonica. Tale annuncio ha provocato diverse polemiche per i riflessi che potrebbe avere sul mercato dei libri digitali, futuro dell'editoria che dovrebbe rappresentare, già alla fine di quest'anno, un mercato da oltre tre milioni di euro. In buona sostanza l'ex-monopolista italiana delle telecomunicazioni trattiene per sé un 30% dalle vendite dei libri della casa editrice della famiglia Berlusconi e offre ai propri clienti che effettueranno l'acquisto tramite un nuovo reader venduto dalla stessa Telecom, la possibilità di pagare attraverso le SIM card e non solo con la carta di credito. L'origine della polemica è dovuta al fatto che si tratta di condizioni che nessun altra casa editrice, soprattutto le più piccole, potrà permettersi e nemmeno nessun altro operatore telefonico potrà offrire ai propri clienti la possibilità di connettersi gratis alla propria libreria. Di conseguenza Biblet ha davanti a sé un destino fiorente privo di ogni concorrenza e si candida a crocevia obbligato per gli utenti. Se Telecom, come parrebbe, non offrirà le medesime condizioni anche ad altri editori e distributori, si realizzerà di fatto un monopolio; questo spiega l'origine delle polemiche e perché un simile accordo, lecito tra operatori minori, possa diventare illecito quando attuato da chi ha una posizione dominante sul mercato delle telecomunicazioni ed entra in maniera pesante in quello, limitrofo e decisamente più debole, dell'editoria digitale. Un'ulteriore preoccupazione la desta la natura di questo mercato, legato agli aspetti culturali e formativi e non solo economici: in caso di monopolio potremmo ancora leggere quello che vogliamo? O saremo portati a leggere ciò che ci è più a portata di mano?

domenica 17 ottobre 2010

Aspettando il lunedì di Valencia

Per un po' ho dormito, poi mi sono svegliato e quel diavolo di australiano era ancora là a fare gara a sé, imprendibile. Il finale di stagione di Casey Stoner ci fa ricordare il mondiale vinto, quello del 2007, con tutte le sue emozioni, e i mondiali che sembrano nemmeno corsi, ovvero gli ultimi due. Da tre gare è lui che vince, di nuovo, con la sua Ducati, tornando a dimostrare anche un certo rispetto per chi lavora con lui e donando interesse a una stagione un po' piatta che, per certi versi, ha ricordato quella del 2000, quando a vincere fu Kenny Roberts Jr con la Suzuki (eh sì c'è stato un tempo in cui la Suzuki stava là davanti). A differenza di allora, il nuovo campione Lorenzo, ha vinto ben sette gare in una prima parte di stagione impressionante che ci ha fatto troppo presto parlare di noia. Poi si è svegliato Pedrosa e poi Stoner e Rossi, nonostante gli acciacchi è sempre lì, pronto a mordere, pronto a dimostrare che il più forte in fondo è ancora lui, il vecchio leone. Come oggi, quando ha bastonato ancora una volta chi pensava di avergliela fatta in barba. Hayden, suo ex compagno in Honda e futuro compagno in Ducati, ha corso una gran gara come ne sta facendo dalla seconda metà della stagione in poi. Hayden pensava di fare il colpaccio oggi, ma non gli è riuscito: Rossi l'ha rimesso in riga. Poi arriva la notiziona: alla Yamaha acconsentono la prova del Dottore sulla Rossa dopo il GP di Valencia e già si sente odore di anno nuovo. Il mondiale che si sta correndo è roba vecchia, le ultime due gare una formalità che tutti vorremmo evitata. Valencia ricopre ora un ruolo principe e non per la sua gara, l'ultima del campionato, quella che ogni amante dello sport vorrebbe fosse il teatro dell'epica battaglia finale. Non potrà essere così, ma hanno lo stesso trovato il modo di farcela attendere: a Valencia Rossi proverà la Ducati per la prima volta e l'attenzione mediatica è già tutta lì, a quell'evento.
Potrebbe essere l'inizio dell'amore, come fu con la Yamaha, oppure no, di certo sarà l'inizio di una nuova era per la MotoGP. E a vedere come cammina Stoner con la Ducati e Rossi non in piena forma e nemmeno poi tanto affamato, c'è da scommettere che sarà un gran bel lunedì, il lunedì di Valencia.

sabato 16 ottobre 2010

Ain't no mountain high enough

Certi giorni sei un po' depresso o semplicemente stanco, capita a tutti lo so. A me ultimamente capita spesso e in previsione dei mesi invernali mi preparo al peggio. Guardi fuori dalla finestra e improvvisamente ti accorgi che ottobre sta già scivolando via, le foglie cadono sull'asfalto su cui, fino a poche ore fa, correvi sorridente, così come cadono le prime gocce di una pioggia gelata. Sarà sempre più dura cercare rifugio sulla sella della tua moto e la prospettiva di coprirla con un plaid ti angoscia.
Proprio mentre il cielo si fa della stessa tinta uniforme, il grigio, e l'acqua accarezza il vetro ti imbatti in canzoni come questa che sbuca dirompente dalla tua memoria e per qualche minuto torni a sorridere.

giovedì 14 ottobre 2010

RB in Irlanda: inizia lo show


Vi propongo in anteprima il trailer delle 5 puntate dedicate al viaggio in Irlanda che noi di Real-Bikes abbiamo realizzato lo scorso maggio in occasione della North West 200. Per noi è stata un'esperienza unica e speriamo con questo "documentario", se mi passate il termine, di riuscire a farvi provare almeno una briciola delle emozioni che abbiamo provato noi.

A breve, brevissimo lo giuro, su Real-Bikes.com e sul blog Scusamamma!

Roadtec Z6 fase 4: prova superata 10.000 km!

Lo scorso febbraio ho annunciato QUI l'arrivo in redazione di un paio di Metzeler Roadtec Z6 Interact, acquistate on-line, e oggetto di un personale test di durata.
Le ho montate sulla mia Kawasaki ZRX 1100 e le ho usate nella vita di tutti i giorni, come si dice in questi casi, con una guida "normale" e nelle più svariate condizioni.

Il mio obiettivo era quello di raggiungere quota 10.000 km e testimoniare lo stato di usura delle gomme. Posso dire che gli pneumatici Z6 hanno superato il traguardo in maniera brillante e soltanto ora che si avviano agli 11.000 mostrano un evidente decadimento prestazionale.

Ora, però, c'è solo un piccolo problema: ho bisogno di un altro treno di gomme!



mercoledì 13 ottobre 2010

Non tutti i mali vengono per nuocere

Scrivo questo post per dare ragguagli relativamente al post dell'altro giorno e intitolato 'Diffidate dalle imitazioni?'.
In seguito alla mia richiesta di spiegazioni i ragazzi che hanno aperto la pagina Facebook di Scusa mamma mi hanno porto le loro scuse: hanno commesso un errore in buona fede non preoccupandosi di verificare la provenienza del logo e se qualcuno prima di loro avesse registrato un marchio con quel nome.
Superate le scuse abbiamo pensato che non tutti gli imprevisti sono incidenti.
Lavoriamo in una rete, dove la comunità è fondamentale e dove la collaborazione nasce spontanea perché mossa da interessi personali e non economici. Condividiamo la passione per le moto e loro hanno dimostrato di saper coltivare bene la pagina FB, per cui sarei stato un sadico a chiedere che la chiudessero. Così ho imposto la spada sulle loro spalle e li ho nominati cavalieri per meriti sul campo. O, in altri termini meno megalomani ed egocentrici, mi sono unito a loro.
Ecco spiegato come nasce, oggi, il sodalizio tra questo blog e la pagina Facebook che ne porta il nome e che trovate cliccando qui. In altri termini contribuirò a rendere migliore quella pagina e loro contribuiranno a rendere migliore questo blog, ma non per questo avrò la responsabilità di quanto pubblicano: la pagina FB di Scusa mamma, sono un centauro rimane uno spazio libero. E per uno abituato al controllo come il sottoscritto non è un passo da poco, credetemi...

Come scrive Riccardo Luna su Wired di questo mese, tra le altre cose: "in rete non si vuole solo leggere, ma parlare, criticare, capire. Costruire. E quindi niente piedistalli per chi scrive"

Chi ha paura del Diavel?

Ormai non si poteva fare altrimenti: la Ducati quest'anno è costretta a giocare di anticipo e a rivelare al mondo la principale novità 2011 ben prima dei termini prefissati, ovvero il Salone di Milano. Una "fuga di notizie" prima, gli scatti rubati in Emilia poi, per finire con l'incidente accorso a un collaudatore a Imola ai primi di settembre, hanno tolto ogni suspense sulla nuova arrivata, battezzata Diavel ovvero diavolo in dialetto bolognese, un nome che, se non altro, non sembra esserle stato finora di buon auspicio. Lungi dal voler fare gli scaramantici o dal voler affrontare i temi dell'occulto, come al solito mi preme molto di più concentrarmi su questo nuovo oggetto dei desideri. Avrà successo? Non lo avrà? Ci serve una moto così? Non ci serve? Piacerà?

Voglio provare a fare il veggente.
La Diavel sarà una roadster, ovvero quella terra di mezzo talvolta esplorata, talvolta indicata come l'eldorado e altre volte considerata più semplicemente né carne né pesce, che sta tra le naked e le custom. Vedo già l'orrore negli occhi di alcuni ducatisti al termine custom; niente paura non è una parolaccia e comunque niente pedane avanzate, tranquilli. Avrà il motore Testastretta 11°, ovvero il più evoluto tra i bicilindrici bolognesi, quello che equipaggia la Multistrada 1200. E' un motore potente (150 CV) e carico di personalità, in pieno stile Ducati, ma allo stesso tempo molto più morbido e fluido del Testastretta originale. Sarà ricca di tutte le diavolerie tecniche che si possono desiderare, come ABS, controllo di trazione e, immancabile, il riding mode, il sistema che ti permette di gestire più mappature di centralina e sospensioni. In Ducati parlano anche di comfort e di posizione di guida comoda, come a lasciar intendere che se vi siete rotti la schiena con il Monster non dovete per forza volere la Multistrada...

In effetti da qualche tempo si parla con sempre più insistenza di turismo, comodità e non solo di potenza. Finora quando si parlava di turismo, però, automaticamente si glissava sull'argomento stile, come a dare per scontato che una moto comoda fosse anche brutta. A quanto pare ultimamente non è più così, se da più fronti si vedono spuntare moto pensate per far bella figura davanti al bar ma allo stesso tempo portarti in vacanza, almeno per un week-end.
(Il motociclista sta riscoprendo il piacere della vacanza in moto? Questo potrebbe essere un buon argomento per un altro post... Ma ora ritorniamo sulla Diavel)

Ma a chi darà fastidio la Diavel? Provo a fare una lista di possibili nemici in ordine alfabetico, scorrendo il listino...
  1. Aprilia... mah... forse la Tuono, ma neppure poi tanto, parlano linguaggi diversi.
  2. BMW K 1300 R: più caccia bombardiere e sportivo, ma qualche affinità c'è.
  3. Buell... mmm troppo tardi.
  4. CR&S Duu. Bingo. La Duu è stata annunciata ben prima della Diavel e come la Ducati la vedremo all'EICMA. Tra le due ci sono molte cose in comune a livello filosofico diciamo, ma ci sono anche importanti differenze.
  5. Ducati Monster 1100. Un po' di concorrenza domestica è inevitabile.
  6. Harley-Davidson XR1200X ma soprattutto V-Rod Muscle. Estetiche diverse, ma pubblico in alcuni casi confinante.
  7. Moto Guzzi Griso 8V. Sta tremando, per lei potrebbe essere un colpo molto duro.
  8. MV Agusta Brutale: metti metti che la Diavel mi diventa uno status symbol, che famo?
  9. Yamaha V-Max: fortunatamente non hanno più bisogno di venderne.
C'è da scommettere, però, che la Diavel rubacchierà clienti anche a naked potenti e sportive in crisi mistica e forse riporterà verso il prodotto italiano anche chi era indirizzato all'american style. Staremo a vedere, per il momento si preannuncia come una delle novità più interessanti del 2011.

Nel frattempo la Ducati ha aperto una pagina sulla Diavel qui: http://www.ducati.it/news/ducati_diavel/2010/10/12/1827/index.do


Addio a Angelo Infanti, il volto di Manuel Fantoni

Tutti lo ricordiamo per il celebre personaggio di Manuel Fantoni in Borotalco, ma Angelo Infanti, volto noto e seguito dei B-Movie all'italiana e spalla storica nei film di Verdone, ha interpretato molti altri ruoli. Purtroppo è mancato nelle ore scorse a causa di un arresto cardiaco; aveva 71 anni. Lo ricordiamo con uno dei suoi celebri spezzoni:




lunedì 11 ottobre 2010

Diffidate dalle imitazioni?

Giuro che non ero preparato alla cosa. Quando Massi mi ha chiesto come mai avevo già aperto la pagina FB di Scusamamma ho pensato di aver capito male. Non ci serve una pagina per Scusamamma ho pensato, abbiamo già quella di Real-Bikes, poi diventa difficile gestirle tutte. E invece la pagina di Scusamamma esiste già e qualcuno l'ha fatta. Per un attimo il mio ego ha sperato fosse l'opera di una fan, ma così non è. Non solo questo qualcuno ha preso il nome di questo blog paro paro, con tanto di virgola, ma ha anche preso il logo - che è un marchio registrato tra l'altro - lo ha modificato cancellando l'indirizzo real-bikes.com e via in serenità. Alla mia richiesta di spiegazioni qualcuno dice pure che sono attaccato ai soldi... Ma ho chiesto spiegazioni, non soldi. Tutto questo solo per dirvi che non ho nulla a che fare con la pagina FB chiamata Scusa mamma, sono un centauro e creata da ora capiremo chi.

lunedì 4 ottobre 2010

Le anticipazioni delle anticipazioni, ovvero il salone prima del salone

Sarà che il mercato, come dicono gli esperti, ma ormai anche le massaie, langue e va sollevato, almeno nello spirito; sarà che l'interesse verso il Salone di Colonia ha bisogno di essere un tantino aiutato; sarà che bene o male si ha tutti un po' voglia di guardare al futuro con un ottimismo che si fatica a trovare e quindi... benvengano gli stimoli. Sarà tutto questo e forse pure dell'altro, ma la considerazione a cui vorrei arrivare è un'altra: da qualche anno la rincorsa ad annunciare la novità, l'anticipazione, è diventata una questione morbosa.

La responsabilità è anche di "noi" di internet, dei siti e dei blog condotti con astuzia (quindi non noi di RB), che potendo contare su una maggiore reattività possono bruciare sul tempo le riviste più accreditate e proprio su questo fattore hanno costruito fino ad oggi la propria fortuna (o sfortuna).
Le riviste, che avendo più risorse possono in genere offrire maggiori approfondimenti, non hanno però voluto saperne ed hanno iniziato un gioco a chi la dice prima, di matrice puerile se vogliamo, per poter competere anche sulla velocità sia tra di loro sia con il web. Gli uffici stampa hanno cavalcato la tendenza con abilità e hanno imparato talvolta a spargere come prezzemolo foto finte rubate, finti scoop, dettagli, incrementando questo gioco a chi dice prima e di più. Perché per le aziende, giustamente, l'importante è che se ne parli e che possibilmente se ne parli prima della concorrenza.

Ma per chi legge cos'è l'importante?
È vero che il lettore è afflitto da questo perverso voyeurismo da anteprima? Probabilmente mentre leggete scuotete la testa dicendo “no, io no, non sono così” però oggi avete dato la caccia, in rete, alle foto delle novità Suzuki, come la GSR 750 qua in alto. Siamo fatti così, a quanto pare. Siamo motociclisti e quindi siamo un po' bambini, è il nostro gioco.
Bisognerebbe piuttosto chiedersi un'altra cosa: ha ancora senso annunciare la presentazione di una novità a un salone o non avrebbe ormai più senso decidere a propria discrezione una data e mostrarla in quella data? La scadenza “imposta” della fiera è ancora una concomitanza favorevole o, piuttosto, converrebbe fare come fa, ad esempio, Harley-Davidson che presenta la nuova gamma durante l'estate e avere così la possibilità di staccarsi dalla massa? Se il gioco è veramente quello di essere in anticipo sulle anticipazioni della concorrenza, non conviene cominciare veramente a luglio? Oppure non smettere mai e presentare novità tutto l'anno a spron battuto e via? Non per fare il solito che rimpiange i vecchi tempi e del si stava meglio quando si stava peggio, ma i saloni di una volta non ci sono più. Una volta si andava al salone e non sapevi cosa avresti visto, acquistavi il giornale che strillava “
Esclusiva: tutto sul salone!” e usciva DOPO il Salone, non prima e non durante. Lo sfogliavi con avidità perché ogni pagina raccontava qualcosa di nuovo e le novità erano vere novità... Oggi abbiamo la fortuna di avere tutto a portata di click, e prima ancora di andare in fiera sappiamo cosa catalizzerà la nostra attenzione, così spesso accade che in fiera non ci andiamo, perché non ci resta più nulla di cui meravigliarci. Siamo sicuri che sia meglio così?

mercoledì 22 settembre 2010

Sono stato con una pornostar, e adesso?

Il primo post di questo scassato blog si intitolava “un privilegiato” (se non l'hai ancora letto ma morissi dalla voglia di farlo, clicca qui). È già passato più di un anno da allora e la mia vita da “privilegiato” si è per certi versi evoluta, per certi altri involuta. In mezzo un anno di alti e bassi, squilli di tromba e tonfi di timpano, in quell'avventura quotidiana che è Real-Bikes, ma non sono qui per parlarvi di questo, bensì di cose di ben altra rilevanza.
Uno dei più diffusi sogni erotici motociclistici è una sportiva potente, santa davanti alle forze dell'ordine e vorace nei tuoi personalissimi e intimi téte à téte, generosa in basso e portentosa in alto. Un'arma solida con la quale battere (anche vigliaccamente) chiunque e non temere drag strip o curvoni da 250 all'ora. La Kawasaki ZZR 1400, per esempio, non è propriamente una ballerina in tacchi a spillo, ma è potente, è tanta, procace e... vorace e risponde perfettamente a quel sogno erotico. La ZZR 1400, lo confesso benché sedicente nostalgico, è un mio sogno erotico. Bene, sono stato con lei per due settimane, due settimane di perdizione durante le quali mi sono completamente dimenticato di chi mi attendeva a casa.

“Eppur mi son scordato di te, come ho fatto non so... Un tuffo dove l'acqua è più blu, niente di più”.

Come pensare a lei mentre sei con l'altra e l'altra è un'arma di seduzione di massa? Come pensare alla tua compagna di una vita quando sei a letto con una pornostar? (Gratis!) Prima o poi, però, il grillo parlante risalta fuori, ti fa scendere una lacrimuccia da coccodrillo e sai che devi tornare a casa, che devi chiedere perdono per tutti i tuoi peccati e sperare che lei sia indulgente, ben più di quanto saresti tu a ruoli invertiti.

Questa sera c'è stato il rendiconto, il momento della verità. Ho dovuto separarmi dalla mia nuova, momentanea fiamma, dalla mia avventura tardo estiva, per riabbracciare colei che è sempre lì ad attendermi, la mia Zrex. Non la riconoscevo quasi più, dopo più di duemila chilometri avvinghiato a una dea del sesso, ritornare alle vecchie arrugginite abitudini non è facile. Tutto sembra legnoso, occorre spiegarsi, niente sembra come l'ho lasciato: lo sterzo non sterza, il freno non frena (beh questo manco prima) la frizione non friziona e, soprattutto, l'acceleratore non accelera; ma come? Eppure prima della mia scappatella eravamo perfetti assieme, che succede? Ti trovavo bellissima, insostituibile e ora mi appari bisbetica, invecchiata e piena di rughe. Me la stai facendo pagare, mi vuoi spaventare? Hai ragione cara, ma non posso prometterti che non lo farò più, sono troppo debole per non peccare.


Lezione numero 10: quando un centauro giura amore eterno, mente.

lunedì 20 settembre 2010

Ansie

Ultimamente sono un po' ansioso; capita a tutti, lo so, ma a me non capita quasi mai. Benché la natura mi abbia dotato di un'indole tanto pacifica e bonaria, di tanto in tanto anch'io vengo sopraffatto dall'ansia. Qualche lavoro che si accavalla, le cose che non vanno come vorresti, il mac che va in sbattimento e non vuole collaborare, qualche discussione eccetera eccetera, tutte cose che, purtroppo, conosciamo bene tutti. Ma io odio l'ansia, non voglio provare ansia, detesto quella stretta che ti prende sotto il petto, sulla pancia e ti schiaccia il diaframma. Non mi basta conviverci, con l'ansia, voglio vincerla, controllarla; forse chiedo troppo. Stavo giusto pensando all'ansia quando mi sono tornati alla mente un paio di episodi, avvenuti entrambi a Milano, entrambi sotto ai miei occhi e a distanza di poche ore l'uno dall'altro. Ah, e ovviamente entrambi hanno per protagonisti altrettanti motociclisti.

1. Ansia da semaforo
Circonvallazione, corsia preferenziale: chi è di Milano sa bene di cosa sto parlando. Dopo essermi liberato di un filobus scorgo il semaforo successivo che da giallo matura e diventa rosso. Scalo, rallento, mi fermo rilassato, piede a terra, mi guardo attorno. Uno scooter arriva alle mie spalle arrembante, mi affianca ma non ci sta ad attendere come me, come gli altri pirla che se ne stanno fermi ad aspettare che il sistema dica loro cosa fare. Lo scooterista in questione è un ribelle, ed è in tensione; per un attimo si arresta mentre le auto alla nostra destra approfittano della via libera e attraversano la corsia, ma si vede che soffre, che lui non ci sta. Appoggia persino il piede, ma mette giù solo la punta, sembra tenere il tempo ascoltando uno speed metal degli Anthrax. Si guarda a destra e a sinistra, solletica il gioco del comando del gas per accertarsi della reattività del suo monocilindrico 250. Ho visto piloti sulla drag strip meno pronti a spalancare i carburatori di questo tizio che, probabilmente, ha la sciolta, altrimenti non mi spiegherei tanta premura. Mi guardo attorno e controllo il colore del semaforo: rosso che più rosso non si può. Mi preparo a tirare la frizione quando vedo che l'ansioso parte. Sì ma per dove? Parte per incrociare la portiera sinistra di una Punto che nel frattempo ha gettato il cuore oltre l'ostacolo, ovvero l'evidente giallo intenso del semaforo dall'altra parte. I due si scontrano, vittime della medesima ansia. Per fortuna lo scooterista si rialza solo un po' ammaccato e mi propongo di fermarmi per vedere se sta bene, ma rinuncio subito perché vedo che l'ansia non è venuta meno: nemmeno il tempo di rialzarsi da terra che già volano gli insulti. Metto la prima, schivo qualche pezzo di vetro, e me ne vado verso casa.

2. Ansia da parcheggio (detta anche ansia della stampella)
Questo tipo di ansia è uno dei più comuni tra i motociclisti. In genere è più forte nei centauri alle prime armi e va via via scemando con l'esperienza anche se, ammettiamolo, non ti abbandona mai. E' l'ansia di non aver messo bene la stampella, il cavalletto, vuoi per una pendenza, vuoi per la ghiaia, vuoi per il terreno cedevole. Con questa ansia il motociclista impara a convivere, altrimenti è spacciato.
La dimensione dell'ansia da parcheggio è, ad ogni modo, inversamente proporzionale all'età della motocicletta (non del motociclista!): quindi a motociclo nuovo corrisponderà ansia maggiore.
Sono fermo al solito bar (beh, uno dei soliti bar) in una di quelle vie strette, con i marciapiedi stretti e pieni di bici e motorini e la strada piena di auto parcheggiate su entrambi i lati. Sono fermo all'esterno del bar quando arriva una moto ed essendone cultore osservo. Si tratta di una nuova fiammante Triumph Thruxton, probabilmente ritirata il giorno stesso da tanto è lucida e odora di plastica e officina da dieci metri di distanza. In sella un fighetto in trench e casco jet finto d'epoca, accompagnato da ragazza abbinata (non si capisce se gliel'hanno venduta con il trench o con la moto). Si ferma prima di salire sul marciapiedi, ci ragiona un po' su, fa scendere la compagna, e... ed entra in sbattimento. Dopo circa dieci minuti è riuscito ad arretrare di quei 50 cm che gli consentono di salire dal passo carrabile. Dopo altri cinque passa tra il muro e i pali che delimitano il passo carrabile e avanza punte a terra. Nel mentre la fanciulla aggira le macchine parcheggiate e sale sul marciapiedi, davanti al suo uomo, e inizia a dargli preziose indicazioni. Dopo innumerevoli manovre, manco la Thruxton fosse la Costa Fortuna, il nostro british riesce a mettere la stampella. Scende e verifica che la moto sia stabile. Serra il bloccasterzo e ri-verifica che la moto sia stabile. Si toglie il casco, ma ora ce l'ha in mano e gli dà impiccio perché non può accertarsi che la moto sia stabile. Infine, come un abile prestigiatore, estrae un bloccadisco e, dopo alcuni tentativi, lo inserisce a dovere. Lascia la moto al suo destino, ma malincuore e nel tempo di attraversare la via si gira almeno 5 volte a guardare se è ancora lì (il che significa più di una volta al metro). Superato l'imbarazzo del parcheggio si sistema il ciuffo e si avvicina al bar, presso il quale la ragazza ha già incontrato gli amici che gli comunicano che vanno in un altro bar "che cioè, qua capito c'è un'altra situazione".
Mestamente il nostro ritorna verso la moto e avvia il procedimento inverso a quello appena concluso. Sgancia il bloccadisco, si rimette il suo bel caschetto e inizia il balletto per uscire dal marciapiedi. Alla fine riuscirà a scendere tra ben due auto, rischiando che la moto tocchi pure sotto! Un'avventura da raccontare ai nipoti.

Non posso che provare un misto di tenerezza (più per il secondo che per il primo) e di compassione per i due protagonisti involontari di questi aneddoti, che si trovano a non vivere il buono dell'andare in moto e non riescono a godere dell'esperienza dell'andare in moto. Ripensando alle loro opposte ansie, ho realizzato che se c'è un momento in cui non provo ansia è proprio quando sono in moto, quando stringo il manubrio e guardo avanti, più lontano che posso. Ecco perché ritengo che la moto sia un ottimo ansiolitico, ecco perché mi piace viaggiare e stare in sella più che posso.