martedì 23 novembre 2010

Icon Sheene, close up



La Icon Sheene è una moto che ti turba (e non solo perché c'ha il turbo): nera, artigianale, con il telaio che luccica e sperluccica, piena di regolazioni minimali, maledettamente costosa e inarrivabile. Ma anche un po' goffa, priva di precedenti e successori, in certi particolari un po' grezza e ridondante e con una linea un po' così, che sta a metà strada tra nostalgie anni Ottanta e uno strano futuro immaginato chissà quanto tempo fa.
E poi ha questo muso un po' da papero, la mascotte che il compianto Barry Sheene aveva portato più veloce di quanto non avrebbe mai potuto sperare nella sua vita da modesto piumato; e in effetti non è che il papero sia l'emblema dell'eleganza, così come questa Icon non è la moto più bella del pianeta; è sexy, sì, di questo dobbiamo darle atto, ma per motivi motoristici più che estetici.
Un fascino che è merito di un motore che di affascinante avrebbe poco da offrire: non si tratta del quattro cilindri della Suzuki Hayabusa, come si è portati a pensare, bensì del più duttile e insospettabile quattro cilindri della naked GSX1400, una delle migliori street-bike che possiate desiderare, ma anche una delle Suzuki meno seguite dal mercato italiano.

E poi c'è una strumentazione che potrebbe stare su un Kymco e due semimanubri "clubman" che paiono rubati, con rispetto parlando, a una Royal Enfield. Però sulla piastra ci sono le firme dei Sheene... compresa quella di Barry!
La Icon Sheene è una moto che vive nel presente: non ha passato e non avrà futuro e sembra proprio dirti cogli l'attimo amico. Sembrava dirlo anche Andrew Morris (nella foto in alto), mentre si trafelava a raccontarmi i particolari di questa moto.
www.iconsheene.com

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