martedì 23 marzo 2010

La R125 Cup e il battesimo del Lord


Il 6 marzo, alle otto del mattino, la pista di Adria è ghiacciata che i cordoli sembrano dei Calippo. Una minuscola dose notturna di nevischio fuori stagione è bastata per angosciare il Lord. Il suo battesimo in pista e come collaboratore di Real-Bikes non può essere rinviato: quali altre frottole potrebbe raccontare alla dolce mogliettina per non assolvere i suoi doveri familiari? Al contrario di quanto si possa pensare è più facile andare in pista per un adolescente che non per un padre di famiglia.

Attendiamo il sole, pazientemente. Nel frattempo, con l'aiuto dello staff Yamaha, prendiamo confidenza con le R125 nella versione dedicata al trofeo. Lo stesso Lord è stupito di quanta somiglianza in effetti ci sia, anche a livello dimensionale, con le sorelle maggiori R6 e R1 parcheggiate, fianco a fianco, nello stesso box. Ci infiliamo la tuta assieme agli altri giornalisti e vedo dai suoi occhi che cresce l'emozione. Afferriamo il casco, si parte.

Ritorno dai primi cinque giri in sella alla R125 e, come in una gara di endurance in versione estremamente ridotta, gli passo al volo la moto e lui entra, per il primo turno in pista della sua vita. Certo, come avvio alla carriera di pilota, non è dei più gloriosi: esordire con una 125 da 15 CV non è esaltante, ma a noi di RB serviva lo sguardo puro di un debuttante per capire quanto la R125 Cup sia in effetti un'esperienza formativa. E lo è, ne siamo certi.

Le prime curve, il Lord le affronta con apprensione e un po' di tensione. Benché le prestazioni non lo spaventino di certo, la sua attenzione è rivolta a capire quello che gli succede attorno più che la moto che sta guidando. Il sole nel frattempo scalda l'asfalto e ci allontaniamo progressivamente dagli zero gradi, così, allo stesso modo, il Lord si scioglie e in sella alla piccola Yamaha è sempre meno impacciato. Dopo aver fatto un paio di turni su ognuna delle moto presenti, non è pago e vuole scendere ancora. Mentre lo fa, si informa come e più dei colleghi giornalisti: "questa è la rookie? O la open? Ha il cambio rovesciato? Maddai?". Sta sorridendo e la tensione del primo giro è già dimenticata.

Quando finiamo di divertirci, ragioniamo assieme sulla formula proposta dalla Yamaha, ma non abbiamo il tempo di discutere che la telecamera ci aspetta per la nostra intervista doppia a caldo. (presto on-line su Real-Bikes, canale Real Roads)

Per chiunque fosse interessato ad approfondire il tema della R125 Cup consigliamo di seguire il trofeo, questo è il calendario:
  • 11 aprile 2010- Varano de' Melegari (PR)
  • 9 maggio 2010 - Castelletto di Branduzzo (PV)
  • 30 maggio 2010 - Binetto (BA)
  • 25 luglio 2010 - Vallelunga (RM)
  • 3 ottobre 2010 - Adria (RO)
Per chi, invece, avesse il piacere di scoprire le nostre impressioni sulla R125, questo è il nostro test... (clicca)

giovedì 18 marzo 2010

Aquile nere, frecce rosse e il giallo del finger food


Frecciarossa, ore 17. Dopo un'esistenza consumata su treni locali maleodoranti, assaggio la comodità di una poltrona pluriregolabile di prima classe. Sfrutto la praticità di un tavolino sul quale appoggiare il mac e al quale collegarne l'alimentazione. Mi gusto il lusso di distendere le gambe, oltre che le braccia per raggiungere la tastiera. Ho la giacca di pelle e il casco (in mano, mica in testa), ciononostante la compagnia anglofona e multietnica in giacca e cravatta con cui scambio due battute in un inglese stentato mi fa sentire cosmopolita e soprattutto una persona arrivata. Ma arrivata dove se sono ancora in viaggio? Giusto non vi ho detto dove sono diretto. Sto procedendo ad Alta Velocità verso la caput mundi, la città immortale: Roma. Non fa caldo, ma l'aria condizionata rende l'atmosfera impalpabile, sembra di essere in aereo e non a caso delle hostess mi propongono uno snack di benvenuto e, a seguire, pure un minigrisbì. Milano – Roma in 3 ore è stupefacente; infatti arrivo con 35 minuti di ritardo.

Roma Termini, ore 20.35. Ad accogliermi c'è un autista, si chiama Marco Bus, ce l'ha scritto sul bus che si chiama Marco. Lui, non il bus. Non è un autista delle linee metropolitane, è lì apposta per me. Mentre attendiamo un altro collega in arrivo sempre da Milano (ma su un altro treno), Marco mi dona un paio di massime di vita.

Roma, ristorante Il Gusto, ore 21.20. Marco mi lascia al ristorante dove incontro un gruppo di colleghi. Buona parte di loro arriva da Milano, ma ognuno con un mezzo o un orario differente. La cena è modesta, ma piacevole; conversiamo e beviamo un bicchiere di vino, tanto non dobbiamo guidare.

Roma, Hotel Twentyone, ore 23.30. Faccio il check-in e salgo in camera dopo aver scambiato le ultime battute tra colleghi, cameratismo di categoria. Doccia, letto.

Roma, Hotel Twentyone, ore 1.30. I netturbini di Roma non vanno troppo per il sottile.

Roma, Hotel Twentyone, ore 8.30. Scendo a fare colazione. Caffè, cornetto (si dice cornetto e non brioche perché siamo a Roma), secondo cornetto, succo d'arancia. Ancora qualche chiacchiera tra colleghi.

Roma, Marco Bus, ore 9.30. Chiacchierando tra colleghi, abbiamo dimenticato un collega all'hotel. Torniamo indietro.

Roma, piazza Monte Grappa, ore 10.15. Marco Bus ci lascia davanti a “Che Moto!”, nuova concessionaria del Gruppo Piaggio sul cui piazzale scorgo una serie di Moto Guzzi di colore nero. Ah sì, le Moto Guzzi, ecco cosa ci faccio qui, me n'ero completamente scordato.
Sono qui per provare le Aquila Nera, versione nero opaco delle custom Guzzi. Ad attendermi California, Bellagio e Nevada, tutte nere. Se lo desidero posso guidare anche V7 Classic, nella nuova colorazione nera, e V7 Cafè, l'unica mosca bianca.

Roma, San Pietro, ore 11.15. San Pietro è proprio dietro l'angolo. Per ovvi motivi non possiamo entrare, ma viene comunque eletto come “shooting point”, con la complicità di alcuni rappresentanti delle forze dell'ordine (ordine non nel senso di francescani, ma di municipale). Oltre che i sampietrini, a San Pietro trovo anche parecchio traffico. In fila indiana facciamo le foto e ci scambiamo le moto per essere immortalati. Gentilezze e chiacchiere tra colleghi.

Roma, giardini del Pincio, ore 11.40. Se non ricordo male ho fatto la stessa rotonda almeno quattro volte con ognuno dei modelli presenti. Quindi 4 x 5 = 20. Venti volte in cui ho rischiato, nell'ordine, di tamponare un risciò guidato da turiste tedesche con guance arrossate, di finire schiacciato da tre diversi autobus di linea mentre mostravano altrettante personali interpretazioni del concetto di precedenza, di fare la capriola sul cofano di un'auto blu che essendo blu non si fermerebbe davanti a un semaforo rosso figuriamoci davanti a una moto nera, di essere investito da una Punto della Polizia che... è della Polizia e quindi c'ha ragione, di investire a mia volta un incauto vecchietto in preda a raptus suicida lontano dalle zebrate, di mandare tra le fioriere un imprudente ciclista in tutina attillata giallo fluo.

Roma, piazza Monte Grappa, ore 12.15. Ritorniamo alla concessionaria e trovo altri colleghi che, trepidanti, attendono che io lasci libero un manubrio. Fine del test. Considerando i venti giri di rotonda e l'altra ventina di passaggi davanti a San Pietro, in totale credo di aver guidato ogni modello per circa 2 chilometri. Quindi in totale 10 chilometri.

Roma, piazza Monte Grappa, ore 12.45. Finger food: tramezzini, panettini, stuzzichini e babà, ovviamente mini. Ma una bella amatriciana? Due code alla vaccinara? Che so, bucatini?

Roma, piazza Monte Grappa, ore 13.30. Le sessioni fotografiche sono terminate; con la complicità di un collega e di un ex agente della Municipale che ci fa da accompagnatore, prendiamo la via di Ostia con V7, California e Bellagio. Sole primaverile, un lungo rettilineo dove improvvisare una gara d'accelerazione, pini marittimi e là in fondo il mare. Ci voleva tanto?

Ostia, ore 15.00. Un succo di pompelmo, gentilmente offerto. La brezza marina, due adolescenti che "si coccolano", tre uomini con le loro Guzzi nere.

Roma, piazza Monte Grappa, ore 16.10. Marco Bus mi aspetta, sono in ritardo. Scendo dalla Bellagio ed entro nel bus, poi stazioni Termini, quindi Frecciarossa, poltrona di prima, snack, minigrisbì ma, stavolta, solo 10 minuti di ritardo (nemmeno annunciati).

Milano, ore 23.00. Accedo al blog e pubblico questo scempio di post.
E se pensate che il mio giudizio sui succitati modelli possa venire in qualche modo alterato dagli eventi o dal trattamento a me riservato siete oltre che maliziosi anche un poco meschini. E ora leggetevi il test.

domenica 14 marzo 2010

Il disgelo

Nevicate a marzo non se ne vedono spesso. Oggi, però, il cielo è di nuovo sereno e la temperatura ha cominciato a salire verso i cosiddetti valori medi stagionali. Ha ancora della strada da fare, ma il fatto che mostri buona volontà merita già un incoraggiamento. Intorpidito e reso incapace di camminare e di nutrire desideri a causa del lungo inverno, quasi mi lascio sfuggire la prima domenica decente da mesi a questa parte. Semplicemente non me ne accorgo. Ho altro per la testa e me ne sto in casa a commiserarmi, a pensare al lavoro.
Senza motivo apparente afferro il casco dallo scaffale ed inizio a pulirlo: giorni di pioggia, smog e neve si vedono anche qui. Mentre pulisco istintivamente alzo lo sguardo fuori dalla finestra: cosa c**** sto facendo?
Un attimo dopo il casco ce l'ho in testa e in sella alla mia moto esco dalla città. Me ne vado per gli affari miei, senza una meta o uno scopo, nemmeno una direzione. Solo la volontà di ritornare a dare un po' di gas, di sentire quella spinta sulle terga che ti proietta nel futuro. Procedo e piano piano mi sembra di sciogliermi. Mi sento ancora un po' impacciato, ma so che tra poco non sarà più così.
"E' un po' che non lo facciamo, non è vero?"
Seguo a caso le indicazioni stradali. Io lo chiamo viaggiare a simpatia, ovvero agli incroci scelgo il cartello con il nome che mi sta più simpatico. Il tutto secondo un criterio puramente soggettivo e legato al momento. Potrei di certo stilare una classifica delle indicazioni stradali che mi stanno in genere più simpatiche, ma non ha importanza. Ciò che ne ha, invece, è scegliere d'istinto, senza riflettere un attimo in più. Al massimo mi concedo un giro di rotonda per valutare le opportunità nascoste. Tanto c'è sempre tempo per girare la moto e tornare all'incrocio precedente.
Proseguo finché non sento finalmente che mi sono sciolto, che sia io sia lei ci siamo sgranchiti le ossa, slegata la muscolatura attrofizzata dalla routine cittadina. Povera belva, costretta a vivere la vita di un tram, a ripetere in continuazione lo stesso percorso casa-ufficio-casa. Finalmente libera. Raggiunto un punto sufficientemente distante mi fermo, scendo, le strizzo l'occhio, con complicità. Tolgo il casco e mi guardo attorno, in genere mi chiedo dove sono. So che sono al giro di boa. Giro la moto e spalanco la manetta, ora la strada la conosco.

Lezione numero 9: una meta è un buon modo per convincersi a partire, ma una volta partiti non serve più a niente.

mercoledì 10 marzo 2010

AAA Cercasi catene per Roadtec Z6


AAA Cerco catene da neve per Metzeler Roadtec Z6 Interact. Andranno montate su Kawasaki ZRX 1100 per cui, se possibile, vorrei che non sfregassero contro il forcellone, è l'unico elemento di design della moto e mi spiacerebbe vederlo rovinato.

AAA Cerco catene da neve per Metzeler Roadtec Z6 Interact, va bene anche usate, purché intere.

Le gomme sono nuove e andare sulla neve è un po' come il calcetto saponato: non sei affatto sicuro che starai in piedi ma sei sicuro che qualcuno, probabilmente tu, si romperà qualcosa.

Non è il miglior inizio per il nostro test di durata.

AAA Cerco catene da neve.
Non chiamare ore pasti, grazie.