giovedì 20 maggio 2010

La vita è la strada più bella

Così recita la home page del sito della Moto Morini, uno dei marchi storici del motociclismo italiano, del quale è stato dichiarato il fallimento. Permane l'incertezza sul futuro del marchio e delle persone oltre che l'amarezza per un'altra avventura che si ferma, per un altro pezzo di storia, della nostra storia, che se ne va e per i sogni motociclistici che vanno in frantumi.

Vorrei rapidamente ripercorrere quella strada che ha portato la Moto Morini fino ai giorni nostri, primi di affrontare eventuali riflessioni o ipotesi sul suo futuro.

La Moto Morini nasce nel 1937, per opera di Alfonso Morini. Giovanissimo, dal 1914 aveva maturato esperienza nei motocicli e dal 1925 era entrato in società con Mazzetti con il quale aveva portato al successo sportivo la MM 125. Inizialmente si dedica alla costruzione di veicoli utilitari e motocarri. Le esigenze belliche portano Morini a convertire la produzione, ma nel 1943 l'azienda viene bombardata.

Nel 1946, Morini si rimette a costruire moto a Bologna ottenendo immediati risultati sportivi con le 125. Tuttavia la prima moto stradale vera e propria è la Tresette 175, dalla quale in seguito arriverà il famoso Settebello Aste Corte che porterà al debutto un giovanissimo Giacomo Agostini. E' il 1958 quando Morini costruisce la monocilindrica più veloce del mondo, la 250 Bialbero, che sfiora il titolo mondiale nel 1963 con Provini.

Negli anni successivi arrivano modelli entrati a far parte della storia del motorismo, come lo Sbarazzino 100, ma soprattutto la Corsaro 125 e il Corsarino 48, che rimane in produzione dal 1963 al 1977.

Nel 1969 scompare Alfonso Morini e la direzione dell'azienda è assunta dalla figlia Gabriella. L'anno successivo fa il suo ingresso Franco Lambertini, padre del bicilindrico a V 72° che dà alla Morini nuova giovinezza e incredibile popolarità nel decennio successivo e intorno al quale nasce la mitica 3 1/2.

Gli anni Ottanta, però, sono difficili; la Moto Morini fatica a tenere il passo di una concorrenza che può contare su maggiori investimenti e, benché alcuni modelli come Camel e Kanguro
abbiano una cerchia di affezionati, si avvia verso una rapida discesa. Il bicilindrico a V comincia a invecchiare e mancano le risorse per un rinnovamento, così nel 1987 l'azienda viene rilevata dalla Cagiva, che in quel periodo possiede anche la Ducati. Il risultato sono modelli anonimi come la Dart, una Cagiva Freccia su cui viene montato il bicilindrico Morini 350. Nel 1993 la produzione viene interrotta.

Il marchio, rimasto di proprietà della Ducati, nel frattempo passata sotto il controllo della TPG, viene riacquistato, nel 1999, dalla Morini Franco Motori, azienda fondata nel 1954 da un nipote di Alfonso Morini. Viene richiamato al lavoro anche Franco Lambertini, che riprende lo sviluppo dei concetti a lui cari di bicilindrico a V. Il Bialbero Corsacorta è il risultato di questi studi; i gradi tra i cilindri diventano 87 e la cilindrata arriva a 1.187 cc, per una potenza di circa 140 CV: nasce così la Corsaro, il cui design è affidato a Luciano Marabese, e prende il via il nuovo corso della Moto Morini, con i modelli che in questo ultimo decennio abbiamo imparato a conoscere e stimare, che si interrompe il 17 maggio 2010, con la dichiarazione di fallimento da parte del Tribunale di Bologna.

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