martedì 2 febbraio 2010

Parla in dialetto, ma NON è una supermoto

Scusate ma di tanto in tanto divento arrogante e presuntuoso. Talvolta mi succede. Per esempio oggi ho appreso che secondo la collega Roberta Scorranese del Corriere della Sera (clicca qui per leggere l'articolo) - e ribadisco Corriere della Sera, mica Real-Bikes - la Duu, l'ultima nata della piccola officina CR&S presentata lo scorso novembre all'EICMA di Milano, sarebbe una supermoto.
Probabilmente nessuno le ha mai spiegato che per i motociclisti l'espressione "supermoto" ha un'accezione ben precisa e quindi mi arrogo io il diritto/dovere di darle questa definizione. Tale espressione non sta per "moto super" cioè che per esempio va a benzina super o che è il nonplusultra delle due ruote motorizzate, ma sta per supermotard che apparirà assurdo ma è una vera e propria categoria. Le supermotard, infatti, sono nate come "spin-off" del fuoristrada negli anni Ottanta e, al contrario di quello che si crede, sono nate negli USA. Il vero sviluppo di questa "scuola di pensiero" che prevede lo sliding, la derapata, come credo assoluto è però avvenuto in Francia nel decennio successivo, da qui il termine che unisce appunto il prefisso super con motard che significa letteralmente motociclista nella lingua dei cugini transalpini. Negli ultimi anni l'espressione è stata tradotta in italiano con supermoto per l'appunto, che definisce anche la disciplina sportiva e il campionato relativo. Ma attenzione! Se si scrive Supermoto con la S maiuscola si intende invece uno specifico modello della KTM! (eh lo so è un mondo pieno di insidie)
Errore comune: altro inciampo frequente è cadere nella tentazione anglofona di sostituire supermoto con Superbike, termine che quarant'anni fa veniva utilizzato per indicare le moto di grossa cilindrata, dai 750 in su, ma che nell'ultimo ventennio ha assunto un significato ben preciso. Superbike (o SBK) con la S maiuscola è il campionato riservato alle derivate di serie più potenti e di conseguenza ne indica anche la categoria commerciale (in genere con la s minuscola).

Dopo tutta questa pedanteria passo dal titolo dell'articolo al suo non meno notevole svolgimento.
Non mi soffermo molto sugli "operai che piegano il ferro e sui falegnami che trasformano il legno" (perché rovinare la poesia?) e sorvolo col sopracciglio levato sulla "guida europea, scattante" e arrivo fino all'espressione che mi ha illuminato e che cito testualmente:
"...Tanto per capirci, una vita (immagino fosse via) di mezzo tra 'Easy Rider' e le acrobazie di Scamarcio in 'Tre metri sopra il cielo'
Ora, siccome anch'io vivo di scrittura, mi posso immaginare la soddisfazione dell'autrice per aver partorito questa frase, l'orgoglio per il guizzo, il piacere tutto personale per aver trovato un paragone che potesse essere chiaro a tutti e permettesse a lei di chiudere un'espressione ad effetto.
Suppongo che la collega abbia visto entrambi i film. Suppongo.
Suppongo altresì che abbia una vaga idea della differenza tra Peter Fonda e Riccardo Scamarcio. Se non ce l'ha gliene offro una io: Fonda ha fatto quel film perché era (ed è) un convinto motociclista e aveva un messaggio da sottoporre, Scamarcio (contro il quale, intendiamoci, non ho nulla) non mi risulta. Né l'uno né l'altro. Inoltre le sequenze in moto del capolavoro mocciano non le ha girate di certo Scamarcio ma Ermanno Bastianini, noto stuntman romano e collaboratore della rivista Special.
Pensare a Easy Rider paragonato per qualsiasi motivo a TMSC mi provoca i brividi.
La cosa che vorrei far notare alla collega del Corriere è che la sua espressione, specie per un motociclista, non ha alcun senso. Possiamo disquisire per ore dei motivi, ma fondamentalmente questa frase non ha senso perché "le acrobazie" sono un'azione che si fa con una moto, QUALSIASI MOTO, mentre Easy Rider era la storia di due motociclisti che scappano dall'omologazione sociale americana (e dalla Polizia) inseguendo l'eterno sogno della libertà e per farlo utilizzano due motociclette costruite in casa che vengono dette "chopper". E' come dire che io sono una via di mezzo tra "Ritorno al Futuro" e il "Gabibbo". Ma che vor dì? In secondo luogo non ha senso perché la Duu non è questo, ma una creazione artigianale con una forte caratterizzazione e non è di certo una via di mezzo tra niente. Non è una via di mezzo, tanto meno tra due estremi che non stanno sullo stesso piano. Se proprio vogliamo trovarle un insieme all'interno del quale inserirla, sarà quello pur vago di "roadster".
Infine, nota curiosa, scopro che "Crepaldi è un'officina di aneddoti". E pensare che lo conosco e mi è sempre sembrato un uomo o meglio un personaggio, un gran bel personaggio.

4 commenti:

  1. È deprimente leggere gli articoli di certi "giornalai" (con tutto il rispetto per la categoria degli edicolanti, soprattutto il mio) che passano con disinvoltura dallo scrivere dell'ultima borsetta in vera pelle di sarchiapone e buttar giù certi articoletti che non si sa bene da chi verranno letti. Poi basta che una moto abbia un bicilindrico a V di non importa quanti gradi, una forcella un po' più lunga o un sissy bar ed ecco che lo scribacchino di turno tira fuori l'ennesima citazione a Easy Rider, anche se sta parlando della Hyosung Aquila o del Jinlun 250... Mah, come direbbe tonino "che c'azzecca?". Mi piacerebbe sapere quanto prendono per scrivere certe banalità, come quella vista tempo fa su uno di quei giornalini da sala d'aspetto dove c'era scritto "le incomprensibili sigle delle Harley-Davidson". Ma saranno incomprensibili per te, razza di incompetente, per noi sono chiarissime!
    Quando al titolo… ma come, non lo sapevi che con la Duu si fanno anche le derapate?

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  2. Caro Lorenzo sono assolutamente convinto che la collega del Corriere possa insegnarmi un sacco di cose; anzi mi spiace essermela presa con il suo articolo, era uno dei tanti che escono con imprecisioni che magari notiamo solo noi maniaci, ma che sono indice di uno svilimento generale della nostra professione. Tutti possono scrivere di tutto, tanto basta prendere i comunicati stampa, "ri-cicciare" un paio di frasi e via.
    La questione di Easy Rider mi ha fatto partire l'embolo, è per quello che ho deciso di scrivere il post. Quindi preferisco non commentare.

    Lasciami infine dire che in effetti le sigle della H-D sono il codice di una setta. Anch'io le capisco (oramai) ma non dirmi che non sono complicate! Eh eh... e comunque ne sono convinto, con la Duu fai un mucchio di cose anche le derapate.

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  3. Ciao mitico, bello "sentirci" anche qui. Capirai il mio sfogo, il fatto è che per scrivere un articolo generalista non serve e non è richiesto essere dei maniaci. Leggere e capire la cartella stampa sì, oltretutto quella fornita dal buon Crepaldi è ben scritta, per nulla complicata e molto "sentimentale", come del resto anche i suoi splendidi prodotti a due ruote. Su queste citazioni cinematografiche stendiamo davvero un velo pietoso, pensa che c’è qualcuno che quando si parla di Harley, credendo di uscire dalla solita banalità di Easy Rider, cita invece Il Selvaggio… peccato che Marlon Brando in quel film guidasse una Triumph Thunderbird del ’50. La storia delle sigle l'avevo letta tempo fa non ricordo più dove. Sì è vero, sono un po' un codice da setta e nessuno richiede di conoscerle a memoria, ma anche qui non occorre essere dei tecnici, pensa che ho visto che è spiegato, seppur per sommi capi, anche su wikipedia, che non è certo la bibbia dell'harleysta, quindi consultabile da tutti, prima di dire "non la capisco quindi è incomprensibile".
    Ti auguro buon lavoro, so che il tuo è ottimo. A presto!

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  4. Grandee, sono morta dal ridere! approvo!

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