lunedì 4 gennaio 2010

Il tempo non è denaro


Mio nonno
(chi mi conosce di persona lo sentirà tirare in ballo con più frequenza del sottocosto ai supermercati) faceva il meccanico. Oddio meccanico forse è una parola grossa. Ha iniziato riparando bici e poi motorini, ma la sua "svolta professionale" è arrivata con la Vespa e il distributore di benzina e miscela Esso, con tanto di tigre di latta appesa fuori. Negli anni Cinquanta nel piccolo paese di campagna il suo è diventato un ruolo sociale: detenendo in pratica una sorta di monopolio nella zona nella vendita e assistenza degli insetti che motorizzarono l'Italia popolare, divenne una sorta di istituzione. Col senno di poi posso ben dire che per importanza dopo il sindaco, il prete, il medico condotto e il macellaio, arrivava lui.
Oltre alla bottega in paese, affacciata proprio sulla statale che ancora oggi lo affetta in due come un perizoma e a pochi passi dalla piazza, mio nonno possedeva ancora la vecchia casa paterna un paio di chilometri fuori dal centro. L'aveva costruita "Pètote", così veniva detto suo padre. Lì teneva il suo piccolo ranch: poco più di 3 campi veronesi con tanto di galline, oche, anatre, tacchini, conigli, caprette, noce, pero, enorme ciliegio e cavallo. Il collegamento ranch-bottega avveniva sempre tramite un vecchio Ape 50 azzurro/ruggine. Di solito io salivo nel cassone, quelle sì che erano good vibrations. Quando era carico di legname o latta o bombole di gas o cianfrusaglie varie mi veniva concesso il posto in cabina per bilanciare il peso, non per altro. Una volta non ci riuscimmo e mi ritrovai aggrappato al manubrio dell'Ape in impennata con la benna che si limava sull'asfalto. Ah, bei ricordi, ne nutro molta nostalgia, specie quando girovago per la città.

Mio nonno non era di quelli che amano dare consigli, era di poca cultura, ma aveva le idee chiare e non gli servivano molte parole per esprimere la sua "filosofia di vita". Preferiva ascoltare me, che a 7 anni ero già un pozzo di scienza. Mi ripeteva sempre: "ah bravo bravo studia, che quando sarai grande spacchiamo il mondo. Mi porti in giro... fa' il politico così giriamo il mondo". Notare: fai il politico non perché prenderai un sacco di soldi, ma perché girerai il mondo! E non erano insegnamenti questi?

La bottega, come detto, funzionava bene, era un punto di riferimento in paese. Per tutti lui era semplicemente "El Toni", non c'era da specificare di quale Toni si trattasse. Ancora oggi, per alcune generazioni del paese io sono "el neodo del Toni" (il nipote di Toni) nonostante lui sia passato a miglior vita 13 anni fa. Normale dunque che vi fosse una discreta clientela composta per lo più da amici e conoscenti. E quelli che non lo erano lo diventavano dopo poco. Non mi è mai capitato di vedere un cliente entrare e uscire rapidamente: non venivano solo per una riparazione, ma per scambiare due chiacchiere. Non di rado mio nonno mollava quello che stava facendo, abbassava la serranda a metà (con la porta aperta, altro che ladri! C'era la Tosca, il suo setter sull'uscio) e andarsene al bar assieme all'avventore. Dopo qualche minuto tornava e si rimetteva al lavoro fischiettando. Era sempre contento.
Verso sera poi riabbassava la serranda o lasciava comunque mia nonna in negozio (di solito lei era in cucina a preparare qualcosa di straordinario) saliva sul suo Ape e andava a nutrire le sue bestie. E a maggio... il lavoro riprendeva solo dopo la conclusione della tappa del Giro. Non ho mai sentito mio nonno lamentarsi un giorno della propria vita.

Mi capita sempre più spesso di pensare a lui, alla sua vita e alla sua serenità, così come sto facendo stamane. E sempre più spesso concludo che il denaro si può avere e non avere, sale e scende, c'è e non c'è. Il tempo è l'unica risorsa che veramente abbiamo e non è una risorsa rinnovabile.

Lezione numero 7: non è vero che il tempo è denaro, come ci hanno inculcato negli anni Ottanta. Il tempo vale molto più del denaro.

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