mercoledì 13 gennaio 2010

Una vita da iPedone


Gagliardo affronti la città con un centinaio di cavalli sotto al sedere pronti a reagire ai tuoi comandi. La via appare ancora più stretta, non solo per le auto in doppia fila e per il Daily del corriere che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Appare breve, rapida e... densa di pericoli. Devi rimanere concentrato per prevedere i movimenti della Panda che esce in retro dal parcheggio con WinnieThePooh che ti fa ciaociao dal finestrino - per forza non ci vedono, prova tu a fare manovra con un orso sul finestrino. Devi mantenerti calmo onde evitare di porre fine alla serena esistenza di quella povera vecchina che attraversa la strada con il bastone stabilendo un nuovo record podistico: il decimo di maratona nello stesso tempo di una maratona completa.
Ma il pericolo più frequente nelle minchiopoli come Milano è l'iPedone. Facile intuire di chi si tratti: l'iPedone è un umanoide che pratica un'originale forma di ascetismo. Soprannominato anche l'eremita metropolitano, l'iPedone pratica l'isolamento volontario infilandosi due sonde, solitamente bianche, nel cervello attraverso la cavità uditiva e apparentemente senza allontanarsi dalla società, rimanendo dove sta. E dove sta? Per la maggior parte del tempo sul marciapiedi, ma non è detto. Una delle caratteristiche dell'iPedone è infatti il suo repentino cambio di rotta. Sembra procedere dritto per la sua strada quando improvvisamente si getta nel mezzo della carreggiata o svolta e scarta con fare altrettanto istintivo all'interno di un cortile o si fionda nell'ingresso della metropolitana. In genere fa tutto questo con innata eleganza, al ritmo di musica. Non di rado compie un passo doble. Il più delle volte, però, attraversa la strada volgendo lo sguardo dalla parte opposta. Rimane ancora un mistero il motivo di questo atteggiamento, ma gli esperti tendono per lo più a spiegarlo con il desiderio dell'iPedone di fuggire al suo predatore naturale: il venditore ambulante di cd piratati.
Alcuni studiosi intravedono in questa singolare strategia un innato istinto suicida che confermerebbe gli studi sull'autodistruzione effettuati sugli antenati dell'iPedone: gli Walk-Men. Oggi quasi completamente estinta la popolazione indigena degli Walk-Men ha conosciuto una notevole diffusione nell'ultimo ventennio dello scorso secolo. A una prima prolificazione a partire dal 1980 è seguita una fase decadente che ha condotto la popolazione degli Walk-Men a scomparire progressivamente. Gli ultimi superstiti di questa stirpe, oltre a praticare una sorta di cattività volontaria non mostrandosi in pubblico, sono tutti sordi. Questo a causa del loro istinto autolesionista che li portava ad auto-infliggersi pene atroci come l'ascolto ripetuto per giornate intere a tutto volume di una TDK da 90' contenente la migliore produzione degli Iron Maiden di quarta generazione (ovvero frutto di altrettanti doppiaggi su stereo Audiola). L'istinto masochista dell'iPedone sembra derivare in maniera netta assieme ad altri atteggiamenti dalla sua naturale discendenza dall'antica popolazione degli Walk-Men.
Detto questo l'iPedone è uno dei più acerrimi nemici del motociclista e non è prevedibile quando un iPedone deciderà di gettarsi sotto i vostri cento cavalli scalpitanti.
Dall'MIT (Massachusetts Institue of Technology, e dove sennò?) giunge però la notizia che una previsione sarebbe, almeno in via teorica, possibile. Sarebbe infatti sufficiente conoscere la playlist dell'iPedone per prevederne il movimento suicida. Studi sulla discografia completa di Gigi D'Alessio lo dimostrerebbero. Non ci resta che rimanere in attesa che gli iPedoni vengano dotati di un lampeggiante rosso che entra in funzione ogni qualvolta parte "'A primma nnammuarata".

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