mercoledì 8 settembre 2010

L'effetto domino di Valentino Rossi, destabilizzante e pure un po' antipatico

Da cosa si deduce l'enorme impatto che il dottore Valentino Rossi esercita ancora non solo sulla MotoGP, roba da quattro gatti, ma sul motociclismo in generale?
A quanto pare, mentre inesorabile si avvicina l'ora del suo ritiro – tranquilli mancano ancora degli anni, anche se molti ma molti meno di quelli che ha trascorso da campione – il talento di Tavullia ha una potenza mediatica tale da superare quella dell'intero circus. Ce ne rendemmo conto anni fa, quando passò alla Yamaha, e da allora per Dorna e compari le cose non sono migliorate, anzi. Occorre pensare a un dopo Valentino e in fretta, perché se va avanti così i fatturati saranno in drammatico calo. Amara constatazione.

Ripercorriamo le vicende più recenti, solo per capire quanto pesa Valentino e ricostruiamo l'effetto domino che ogni sua scelta scatena su team, piloti, sponsor, pubblico.

Mugello, maggio 2010: durante le prove del sabato Vale cade e si frattura. È quasi zuffa per curarlo e gara tra chi propone la cura più rapida. Lo stesso dottor Costa rischia di andare in escandescenza. Nel frattempo, tra il pubblico c'è chi è pronto a rivendersi i biglietti della domenica, o almeno così si racconta. Si narra pure di un calo di audience televisivo, sicuramente c'è stato un calo d'attenzione e di partecipazione. Ma sono solo chiacchiere...

Durante la convalescenza tutto il team Yamaha Sterilgarda viene bloccato in Repubblica Ceca, la pista presa in esclusiva così Rossi possa salire in sella alla Yamaha da Superbike di Toseland. Gira al Brno con tempi prossimi a quelli di Biaggi, vincitore il giorno precedente. Già, ma Toseland, con la stessa moto quella stessa domenica è arrivato al limite della zona punti. A un meccanico scappa che avrebbe dato più dritte Rossi in un giorno che Toseland in mezza stagione. Toseland nero, team scombussolato e Crutchlow vincente subito dopo...

Rossi riprende il suo posto in MotoGP, ma non si parla d'altro che del suo contratto già siglato in gran segreto con Ducati. Voci di mercato si susseguono, poi si smentiscono. La MotoGP si trasforma ben presto in una puntata di Studio Sport: piloti che come figurine passano da una casacca all'altra. Certo che i sellini sono pochi, qualcuno rimarrà scontento. Nel frattempo viene ufficializzato il passaggio di Stoner alla Honda, l'unico fatto di mercato che apparentemente non ha nulla da spartire con Rossi, ma che, in realtà, è il preludio affinché si possa dichiarare il passaggio di Rossi.
Così avviene, Rossi sarà uomo Ducati e l'effetto domino si innesca: la Ducati stretta tra l'ingaggio di Rossi e gli ambiziosi e ancor più necessari investimenti su una gamma completamente nuova di moto e motori, decide di rinunciare all'impegno ufficiale in SBK, categoria dove ha dominato ma nella quale ora fatica sempre più. Di conseguenza abbiamo i primi due disoccupati: Haga e Fabrizio, che ora stanno scuotendo i team SBK alla ricerca di un paio di manubri. Intanto viene toccata la tessera di Spies, già pronto per il salto in ufficiale. D'altra parte era lì proprio per questo, con in mano già un contratto, a riprova che l'addio di Rossi non era poi così inaspettato. Liberandosi il posto di Spies, la Yamaha può portare in MotoGP un'altra promessa, ovvero Crutchlow. Portando l'inglese nel team Tech 3 libera però il posto in Sterilgarda, che viene buono allora per Melandri, per il quale è meglio sloggiare in fretta dal Team Gresini dato che al suo posto arriverà Dovizioso, spinto fuori da chi? Ma da Stoner naturalmente, ovvero colui che ha lasciato il posto a Valentino.

Questo è quanto avvenuto sinora, ma l'onda sismica del domino non è ancora placata.

Ora è possibile, dico solo possibile, che non proprio a tutti i piloti la popolarità di Valentino faccia piacere.

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