domenica 14 marzo 2010

Il disgelo

Nevicate a marzo non se ne vedono spesso. Oggi, però, il cielo è di nuovo sereno e la temperatura ha cominciato a salire verso i cosiddetti valori medi stagionali. Ha ancora della strada da fare, ma il fatto che mostri buona volontà merita già un incoraggiamento. Intorpidito e reso incapace di camminare e di nutrire desideri a causa del lungo inverno, quasi mi lascio sfuggire la prima domenica decente da mesi a questa parte. Semplicemente non me ne accorgo. Ho altro per la testa e me ne sto in casa a commiserarmi, a pensare al lavoro.
Senza motivo apparente afferro il casco dallo scaffale ed inizio a pulirlo: giorni di pioggia, smog e neve si vedono anche qui. Mentre pulisco istintivamente alzo lo sguardo fuori dalla finestra: cosa c**** sto facendo?
Un attimo dopo il casco ce l'ho in testa e in sella alla mia moto esco dalla città. Me ne vado per gli affari miei, senza una meta o uno scopo, nemmeno una direzione. Solo la volontà di ritornare a dare un po' di gas, di sentire quella spinta sulle terga che ti proietta nel futuro. Procedo e piano piano mi sembra di sciogliermi. Mi sento ancora un po' impacciato, ma so che tra poco non sarà più così.
"E' un po' che non lo facciamo, non è vero?"
Seguo a caso le indicazioni stradali. Io lo chiamo viaggiare a simpatia, ovvero agli incroci scelgo il cartello con il nome che mi sta più simpatico. Il tutto secondo un criterio puramente soggettivo e legato al momento. Potrei di certo stilare una classifica delle indicazioni stradali che mi stanno in genere più simpatiche, ma non ha importanza. Ciò che ne ha, invece, è scegliere d'istinto, senza riflettere un attimo in più. Al massimo mi concedo un giro di rotonda per valutare le opportunità nascoste. Tanto c'è sempre tempo per girare la moto e tornare all'incrocio precedente.
Proseguo finché non sento finalmente che mi sono sciolto, che sia io sia lei ci siamo sgranchiti le ossa, slegata la muscolatura attrofizzata dalla routine cittadina. Povera belva, costretta a vivere la vita di un tram, a ripetere in continuazione lo stesso percorso casa-ufficio-casa. Finalmente libera. Raggiunto un punto sufficientemente distante mi fermo, scendo, le strizzo l'occhio, con complicità. Tolgo il casco e mi guardo attorno, in genere mi chiedo dove sono. So che sono al giro di boa. Giro la moto e spalanco la manetta, ora la strada la conosco.

Lezione numero 9: una meta è un buon modo per convincersi a partire, ma una volta partiti non serve più a niente.

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