venerdì 18 dicembre 2009

Nati comodi

Attenzione: state per leggere un post evidentemente inutile.


Fa freddo.
Se qui al mio fianco ci fosse mio nonno paterno, soldato tra le nevi come Rigoni Stern, lo sentirei controbattere "in Russia sì che faceva freddo". Quando ero piccino me lo ripeteva in continuazione, non c'era giorno durante i mesi invernali che non si avverasse questo scambio di battute.
Finora quest'anno c'era andata bene, a noi MiM (Motociclisti Invernali Masochisti), ma oggi nevica. Da qualche giorno si è fatta dura, l'inverno alla fine è arrivato e la voglia di vestirsi come Gagarin ogni mattina per andare in ufficio è venuta meno. Mi espongo dunque qui davanti a tutti voi, cari amici, per fare outing. Ammetto pubblicamente che ho ceduto al richiamo della comodità. Non a quella di una moderna vettura giacché una vettura non possiedo. Ma a quella ben più modesta dei mezzi pubblici, tram e autobus noti con l'effige ATM che, come definii in passato, è l'acronimo appunto di Antiche Torture Milanesi.
Ma non voglio fare un post sull'utilizzo dei mezzi pubblici, magari in futuro, sono qui per rendervi testimonianza del mio cedimento: ho parcheggiato la moto sotto una tettoia e lì è rimasta. La vedo ogni volta che entro ed esco, ci butto un occhio rapido per verificare che tutto sia apposto ma ho un po' paura ad avvicinarmi e non mi faccio notare. Credo che se la sia presa. Come quando a seguito di un battibecco con la fidanzata segue il silenzio. Lasci passare qualche giorno, giusto il tempo che ci vuole per capire che sei un pirla e che bastava farla subito quella maledetta telefonata e le cose si sarebbero sistemate al volo anziché aspettare inutilmente che a chiamare questa volta fosse lei. Andiamo, lei è bellissima e poi è lei, non può farlo. E' inutile fare l'uomo che non deve chiedere mai, trincerato dietro una barba da tre giorni e un cocciuto silenzio. Tu chiedi eccome, stai solo fingendo perché sei un debole e hai preferito la comodità. Così passano i giorni e le cose peggiorano, il rapporto svanisce.

Sono qui, amici, per rendervi questa testimonianza. Ho preferito quella comodità. Ho dunque tradito la mia fedele due ruote per un filobus sporco, arancione e di fascino pressoché nullo. Più che pentirmi me ne vergogno. Sono nato nell'era della comodità, solo questo posso citare a mia discolpa. Una volta gli inverni erano più rigidi e non c'erano alternative: mio padre meno di cinquant'anni fa si sparava quindici chilometri di aperta campagna pedalando più forte che poteva per scaldarsi e non c'aveva neppure il Moncler. Di mio nonno meglio non raccontare. La mia generazione invece è abituata bene. Ho amici che usano la macchina anche per andare a pisciare ed io non è che mi sento un virtuoso solo perché mi ciuccio il freddo in moto o sui mezzi. Sono solo un po' meno comodo, ma solo perché subentrano altre variabili come il denaro.
Anzi, per non gelarmi il nasino non esco quasi più di casa, sono diventato un eremita e amici e conoscenti sospettano sia solo per evitare il tour di auguri natalizi. Ma non è così, lo giuro. Il tour natalizio lo eviterei comunque con qualche scusa brillante.
Lezione numero 6: fa freddo e nevica pure, ma alla fine è solo la volontà che ti frega. Cioccolata calda?

photo credit: John© Flickr.com

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